REDAZIONE GROSSETO

La fine della pena di morte e della pubblica fustigazione

La nostra regione, come ricorda la Festa della Toscana, fu la prima al mondo ad abolire la pena di morte nel 1786. Per correttezza, bisogna sempre rammentare che Grosseto, il 16 novembre 1822, eseguì un’ultima condanna capitale nei confronti di Tommaso Gianneschi, capo della cosiddetta "Banda dei barbieri", che aveva rapinato e sterminato l’intera famiglia Tacchia, originaria di Castel di Croce, trasferitasi a Montepescali. Gianneschi fu portato al patibolo allestito nel prato di San Michele, attuale piazza della Vasca, e ghigliottinato. Oltre alla pena capitale, in Maremma è proseguita a lungo anche la pratica della fustigazione nella pubblica piazza. Di ciò fu testimone Alessandro Manetti, ingegnere responsabile della bonifica maremmana, che nel suo diario raccontò di avere assistito, una domenica del 1823 a Grosseto, alla pubblica fustigazione. "Un Regio Commissario ogni domenica, giorno di ritrovo dei massari e dei butteri alla capitale, faceva amministrare da un aguzzino mascherato, un buon numero di staffilate sulla maggiore piazza, all’uscire dall’ultima messa del duomo, in punizione di non so quali mancanze". Nel 1828 cessò anche questa pratica, segno importante di civiltà e rispetto dei diritti.

Rossano Marzocchi