
L'impianto
Grosseto, 6 giugno 2015 - «Nessuno sversamento e nessun inquinamento dall’impianto di biogas del Camone di Cinigiano». Questa volta è l’Arpat a chiudere definitivamente la polemica tra l’impianto alimentato a biomasse della Cinigiano Agri Power Plus che funzione per fermentazione anaerobica e la minoranza del Comune di Cinigiano. «Dallo scorso giugno - dice Alessandro Antichi, legale della società che gestisce l’impianto - è in atto una campagna diffamatoria nei confronti dell’impianto a biogas, sia in occasione di incontri pubblici che anche con esposti alle pubbliche autorità preposte. Si sono susseguite ispezioni da parte di Asl, Procura, Comune, Provinci e anche Arpat che, pur non approdando ad alcun risultato, poiché non è mai stata riscontrata alcuna violazione di norme, di fatto conseguono l’effetto di rallentare, rendere difficoltosa e anche sospendere l’attività di gestione con conseguenze economiche considerevoli».
«L’impianto - prosegue Antichi - è stato anche oggetto di sequestro preventivo per iniziativa della Procura della Repubblica che ipotizzava tra l’altro il reato di truffa aggravata allo Stato». Accuse che sono state respinte al mittente prima dal tribunale del Riesame di Grosseto con due ordinanze di annullamento delle misure cautelari disposte in sede di indagini preliminari e anche dalla Corte di Cassazione che ha scritto la parola «fine» sulla vicenda sancendo l’assoluta inconsistenza dell’ipotesi accusatoria per palese difetto di fumus commiss delicti. L’avvocato Antichi prosegue: «Una campagna di disinformazione portata avanti da Giovanni Barbagli, consigliere comunale di minoranza di Cinigiano che ha fatto una serie di esposti. Ai quali ha risposto anche l’Arpat che ha accertato che non erano in atto sversamenti nè di digestato nè di acque di dilavamento dei campi utilizzati per l’utilizzo agronomico dello stesso digestato».
Secondo Arpat infatti «I fossi di confine erano in secca e non c’era inquinamento anche se non era da escludere la possibilità, in caso di pioggia, di uno sversamento di colaticci presenti nel fosso di guardia del sistema di raccolta delle Amd, che comunque presentavano elevata concentrazione di sostanza organica biodegradabile. I valori analitici - chiude Arpat - non determinano quindi alcuna violazione». Gli accertamenti ispettivi, quindi, «confermano l’inconsistenza delle accuse - conclude l’avvocato Alessandro Antichi - mosse dal consigliere Giovanni Barbagli e l’infondatezza dei sospetti dallo stesso avanzati».
Matteo Alfieri