
Il nostro passato remoto. Grotta dei Santi, una miniera
Mancano i fondi, scavi sull’uomo di Neanderthal fermi alla grotta dei Santi. Ma i risultati raggiunti sulle ricerche sono straordinari. Quest’anno l’equipe di ricerca non tornerà nell’anfratto che si trova vicino a punta Avoltore sul versante argentarino di Porto Ercole, oggetto dal 2007 di ricerche condotte dal Dipartimento di Scienze fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica e l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana. Negli anni gli scavi hanno portato alla luce risultati straordinari sui reperti e sugli strumenti utilizzati oltre 40 mila anni fa – quando ancora il promontorio dell’Argentario non era bagnato dal mare – durante una fase climatica glaciale in cui il livello era più basso di circa 70 metri e davanti alla grotta si estendeva un’ampia pianura. Lo scavo vero e proprio è però fermo dal 2019: prima l’interruzione nel 2020 per la pandemia, mentre dal 2021 ci sono problemi legati all’insufficiente disponibilità economica per sostenere la campagna. "Lo scorso anno, non potendo scavare – sottolinea il direttore scientifico Vincenzo Spagnolo –, abbiamo effettuato una breve campagna geologica nel territorio tra Fiora e Albegna, per il campionamento e la caratterizzazione delle risorse litiche presenti. Abbiamo ricostruito a livello paleografico come era l’Argentario quando c’era l’uomo di Neanderthal, con un paesaggio diverso da quello attuale. Abbiamo potuto studiare le materie prime utilizzate ed è in corso lo studio del Dna antico trovato nei suoli della grotta. La speranza è trovare Dna umano, ma sicuramente ne è presente di origine animale con un grande stato di conservazione".
Andrea Capitani