Il mare e la biodiversità Le balene sentinelle dello stato di salute del Mediterraneo

La professoressa Maria Cristina Fossi alla presentazione a Roma del Centro Nazionale di ricerca, con lo studio sui cetacei e la presenza delle microplastiche in ambiente marino.

Mentre le balene di Alessandro Bergonzoni ‘restano sedute’ - in un libro umoristico e ironico - , quelle della professoressa Maria Cristina Fossi viaggiano incessantemente nei mari, tanto da poter esserne considerate i guardiani, anzi ‘sentinelle’ dello stato di salute delle acque. Maria Cristina Fossi, ordinaria di Ecologia ed Ecotossicologia dell’Università di Siena, è stata la ricercatrice scelta – fra i 1700 coinvolti - dalla professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, per raccontare la sua esperienza lunedì scorso a Roma, nella Tenuta presidenziale di Castelporziano. L’occasione è stata la presentazione del Centro Nazionale di Biodiversità, progetto di ricerca e innovazione sul tema della tutela della biodiversità. Il National Biodiversity Future Center è uno dei tre Centri nazionali della ricerca, finanziati da fondi Pnrr, cui partecipa l’Università di Siena, coordinatrice dello spoke 2, denominato ‘zero pollution’.

La professoressa Fossi nel 2012 ha fornito le prime prove al mondo degli effetti delle microplastiche sulle balene ed è stata fin dal via la coordinatrice scientifica del progetto Plastic Buster, che ha lo scopo di monitorare e mitigare l’impatto della plastica nel Mediterraneo. Fedele alla sua mission accademica Maria Cristina Fossi nella sua testimonianza, attraverso lo studio sulle balene, ha parlato della diffusione delle microplastiche – sono frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri- nei mari. "Lo spoke 2, il nostro, andrà nei prossimi tre anni a studiare la presenza dei contaminanti emergenti nella biodiversità del Mediterraneo, con effetti tossici - spiega la professoressa Fossi - . Contaminanti emergenti sono tutti gli addittivi delle plastiche, composti farmaceutici come il paracetamolo, ma anche nicotina e droghe".

Per spiegare le finalità della ricerca ma anche il modus operandi, Maria Cristina Fossi ha utilizzato le sue balene: "Il Mediterraneo è area marina fra le più contaminate da microplastiche – spiega –: gli effetti valutati sulle biopsie cutanee rappresentano uno strumento diagnostico per valutare lo stato di salute delle balenottere del Mediterraneo e danno indicazione sulla salute ecotossicologica del bacino. I cetacei sono grandi filtratori: ingeriscono ad ogni boccata circa 70mila litri di acqua, assorbendo così migliaia di microplastiche al giorno. Un recente studio fatto in California dice che una balenottera azzurra ingerisce circa 10 milioni di plastiche al giorno. Allora, le microplastiche trasportano contaminanti, che possono provocare effetti sulla biodiversità marina".

Naturalmente lo spoke condotto dall’Università di Siena si concentrerà sulla presenza dei contaminanti e sugli effetti provocati sulla biodiversità marina, ma con l’obiettivo di mitigare il danno: la sfida non può partire che da comportamenti virtuosi dell’uomo e un nuovo approccio con l’ambiente.

Paola Tomassoni