REDAZIONE GROSSETO

"I gessi rossi restino nella piana Il sito di Pietratonda non è sicuro"

La relazione dell’ingegner Ricciardi della Regione sul progetto di riutilizzo delle vecchia miniera

Il progetto, inizialmente, aveva anche un nome accattivante: la messa in sicurezza e rinaturalizzazione della vecchia miniera di Pietratonda e realizzazione di una discarica di rifiuti non pericolosi. Ma i gessi rossi, che almeno per il momento, rimarranno nella piana del Casone, non hanno quelle caratteristiche per un ripristino ambientale che non sia impattante, né tantomeno inquinante. L’ingegner Renzo Ricciardi, responsabile della Difesa del Suolo e della Protezione civile della Regione Toscana, infatti, nel documento che ha depositato dopo la Conferenza dei servizi, considera infatti difficile (almeno per il momento) lo stoccaggio del materiale nell’ex cava di sabbia silicea: "Il sito di progetto ricade in pericolosità geomorfologica elevata e in parte ("Lago Fabbri") in pericolosità da alluvione bassa e pure in corrispondenza del corpo idrico sotterraneo "Corpo Idrico Carbonatico Area a Nord di Grosseto e – aggiunge il tecnico - ricade in parte in "Territori coperti da foreste e da boschi". Secondo Ricciardi il "regolamento urbanistico del Comune di Campagnatico – dice – prevede il località Piatratonda una destinazione urbanistica diversa. Ovvero interventi con attrezzature di servizio di tipo precario. Gli li interventi di messa in sicurezza dovranno essere tali da non pregiudicare le condizioni di stabilità nelle aree adiacenti, da non limitare la possibilità di realizzare interventi definitivi di stabilizzazione dei fenomeni franosi, da consentire la manutenzione delle opere di messa in sicurezza". Ma non solo. "Bisogna mantenere nel tempo lo stato ambientale "buono" del corpo idrico sotterraneo ma con questa operazione c’è un’estrema vulnerabilità dovuta alla presenza nel sito di progetto della formazione del Calcare Cavernoso. Pertanto – aggiunge Ricciardi - si sottolinea l’importanza lo studio idrogeologico di supporto al progetto, che, da una prima analisi, resa difficoltosa a causa della sua incompletezza risulta carente nell’individuazione di dettaglio delle caratteristiche idrodinamiche ed idrodispersive dei terreni a contatto con la discarica". In particolare, "si ritiene che lo studio debba essere approfondito". Ma "dovrà essere determinata con certezza la quota di fondo scavo del Lago Incrociata – chiude Renzo Ricciardi -, viste le diverse quote riportate dallo studio e quelle rappresentate nei documenti del Corpo delle Miniere di Grosseto, dovrà essere prevista l’impermeabilizzazione del fondo e delle sponde della discarica e dovrà essere progettato un sistema di monitoraggio quantitativo e qualitativo delle acque superficiali e sotterranee, al fine di monitorare nel tempo l’impatto su di essi della discarica".

Matteo Alfieri