REDAZIONE GROSSETO

Giro di trans, gli indagati restano agli arresti

Interrogatorio di garanzia per Scatena, Bergamini ed Essat. Continuano le indagini sui 200 filmati girati di nascosto ai clienti

Rimarranno agli arresti. E’ questa la decisione del giudice per le indagini preliminari, Giovanni Muscogiuri, dopo l’interrogatorio di garanzia nei confronti di Aziza Essat, 40 anni, del marito Nicola Bergamini, (quest’ultimo già ai domiciliari) e difesi dall’avvocato Loredana Luiso, e di Fabio Scatena (legale Franco Ciullini), che invece è in carcere a Grosseto, accusati dal pm Giampaolo Melchionna di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. "Fabio Scatena ha spiegato tranquillamente la sua posizione – ha detto il suo legale, Franco Ciullini – giustificando il suo operato. Lui faceva semplicemente un ruolo di tuttofare senza compiti organizzativi. Confidiamo nei prossimi giorni di poter avere una misura meno afflittiva nel più breve tempo possibile".

Molto collaborativa anche Aziza Essat, la donna che aveva un ruolo chiave nel giro di trans e prostituzione, al pari di Bergamini, il marito. Il filone a luci rosse che era iniziato a seguito di diverse denunce presentate da alcuni cittadini follonichesi, diventati bersaglio di accuse su presunti incontri, poi ripresi da telecamere nascoste, con trans e prostitute, sta dunque entrando nella fase calda. Sarebbero infatti decine le persone che sono "cadute" nella rete del terzetto. Da quello che è emerso pare che i filmati al setaccio del sostituto procuratore Giampaolo Melchionna siano oltre 200, trovati in tutti i dispositivi elettronici che sono stati sequestrati ai tre. La donna diceva anche alle prostitute e ai trans come posizionarsi durante gli atti sessuali così che i clienti venissero ripresi e fossero riconoscibili. Da quello che ha ricostruito il giudice, la coppia e l’uomo, avrebbero iniziato a lavorare insieme dividendosi poi il territorio quando gli affari sono iniziati a diventare consistenti. Il ruolo di Scatena era tra i più importanti: era lui infatti, secondo la Procura, che accompagnava i trans e le prostitute a Grosseto. Non è ancora emerso il reato di estorsione. Si ipotizza però che i tre, dopo aver ripreso di nascosto, tramite telecamere installate sul muro, alcuni clienti con trans e prostitute, potessero chiedere dei soldi per il loro silenzio.