Emergenza bullismo: "Il fenomeno è anche tra noi ed è soprattutto a scuola"

Viaggio tra i giovani grossetani che evidenziano come il problema sia particolarmente presente in città e soprattutto tra i banchi. Il racconto di chi ha subìto soprusi.

Ti logora, e ti fa sentire sbagliato. Il bullismo è più presente di quanto si pensi. È come uno scheletro dentro l’armadio che si sgretola solo parlandone denunciando. Nei abbiamo parlato con alcuni ragazzi e con loro è emerso che il luogo dove emergono più casi è la scuola. "Mi sono ritrovato – afferma Tommaso Quinti – in episodi di bullismo e a volte anche direttamente. Mi prendevano la merenda e mi pestavano apposta le scarpe nuove. Erano in quattro. Questo fenomeno si manifesta dal gruppo verso il singolo perché coloro che fanno azioni di bullismo si fanno forza tra loro. Se dentro una classe ti prendono di mira è difficile uscirne. Quando mi ritrovo ad assistere atteggiamenti di bullismo intervengo, sempre. Ho la tendenza a stare vicino a chi è fragile. A mia madre non l’ho detto subito, forse è stato un errore. Quando l’ha saputo si è arrabbiata, ma volevo uscirne da solo, mi sono fatto forza e sono andato avanti". Sentendo queste parole è rimasta colpita anche la fidanzata di Tommaso, Camilla Ottaviani. "È importante sensibilizzare – afferma – è un fenomeno non trattato nel modo giusto, sopratutto nelle scuole. I professori non intervengono anche perché non se ne rendono conto. E i genitori appoggiano i figli che sbagliano". "È un fenomeno quotidiano – dice Georgiana Ichim – capitano spesso atti di bullismo. Sempre verso le persone più deboli, più fragili. Nella maggior parte dei casi il gruppo verso il singolo. Se dovessi assistere interverrei, esponendo il mio pensiero, allontanando la vittima dal gruppo. Dobbiamo sensibilizzare anche se il cambiamento deve venire da chi è violento".

"Io non ho assistito a episodi di bullismo – afferma Silvia Carrucola – e non ne ho mai subiti. Però dovessi ritrovarmi interverrei per aiutare chi ha bisogno".

"La scuola è un ambiente chiuso – spiega Sofia Tizzi – è impossibile scappare. Il bullo è un insicuro, si sente inferiore ed è invidioso. Tende a farsi vedere migliore prevaricando l’altro. È un problema da risolvere. Finché è verbale dobbiamo auto proteggerci, se fisico dobbiamo far riferimento ai grandi".

"Sono stata vittima di bullismo-racconta Lindsay La Mantia – mi sono ritrovata a combattere soprattutto perché sono stata adottata e per il colore della pelle. Ho dovuto cambiare tante scuole. Già all’asilo sono iniziati i problemi . Alle elementari ricordo quando trovai il mio maglione preferito nel cestino dove ci avevano rovesciato il succo di frutta. Alle superiori tante ragazze mi deridevano, erano invidiose. Non sempre ne ho parlato ai miei genitori, però mi hanno sempre supportata, anche quando in un periodo dove mi sentivo sbagliata, avevo disturbi alimentari.È difficile combatterlo perché è insidiato nelle scuole e alimentato dalle famiglie".

Maria Vittoria Gaviano