Ciclo di incontri. Calvino, racconti e apologhi

Oggi la conferenza del professor Falcetto nell’aula delle colonne del Polo Universitario .

Ciclo di incontri. Calvino, racconti e apologhi

Ciclo di incontri. Calvino, racconti e apologhi

Si conclude oggi il ciclo di incontri "Conoscere Calvino" organizzato dalla Fondazione Luciano Bianciardi in collaborazione con la Fondazione Polo Universitario Grossetano. "Diventare Calvino. Apologhi e altri racconti degli anni Quaranta" è il titolo della conferenza che il professor Bruno Falcetto dell’università di Milano terrà alle 17 nell’aula delle colonne dell’ateneo grossetano. A presentare l’incontro sarà Riccardo Castellana, docente dell’università di Siena e componente del Comitato scientifico della Fondazione Bianciardi.

L’incontro si incentra sulla presentazione del libro "Un dio sul pero" (a cura di Bruno Falcetto) che raccoglie racconti e apologhi, dieci dei quali finora inediti, scritti da Calvino dal 1941 al 1949. Lo scrittore prima del ’49 ha già pubblicato la raccolta "Ultimo viene il corvo" e il romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno". Si potrebbe considerare dunque la prova di Falcetto come un’indagine puntuale sul retroterra che fa da sfondo al Calvino più conosciuto e apprezzato; uno sfondo essenziale per capire la complessità delle ragioni di una scrittura in continuo divenire, un carattere costitutivo dell’opera calviniana, che si presenta a chi legge come un ventaglio aperto di possibilità espressive, tutte buone da intraprendere, ma non per sempre, visto che subito dopo, o addirittura a margine, se ne presentano altre, altrettanto buone, forse di più. Falcetto sostituisce alla chiave interpretativa della molteplicità quella dell’evoluzione narrativa, per cui riflettere sulle prove iniziali dello scrittore significa entrare nella sua officina creativa e cogliere i tanti inizi che, pur a volte lasciati in disparte nelle prove della maturità, ne restano matrici scritturali, prestando a quelle spunti immaginativi e soluzioni formali ben riconoscibili. È il caso degli apologhi, scritti dal giovane Calvino come soluzione ermetica e allusiva per dare voce alla propria convinzione antifascista, e diventati inutili, come il loro autore afferma, una volta caduto il regime: ma come non vedere in questi brevissimi quadri l’anticipazione del gusto della riduzione, la scarnificazione del reale, tratti, questi, tra i più calviniani del Calvino maturo?