Ieri (nel giorno della nascita della bambina), il Comune di Roccastrada ha organizzato un evento con i ragazzi delle scuole medie, durante il quale è stata ricordata dagli alunni la figura di Gigliola Finzi, morta nel campo di concentramento di Auschwitz ad appena tre mesi. Durante la cerimonia è stata collocata in una teca, all’interno del Teatro dei Concordi, la pietra d’inciampo voluta da Mario Amerini. In realtà Amerini, segretario dell’associazione ‘Roccastradini nel mondo’ non aveva seguito la procedura per ottenere i diritti per la realizzazione dal suo ideatore Gunter Demnig. Inoltre come hanno ricordato Isgrec e Anpi, oltre ad essere stata realizzata con una dizione sbagliata ("morta invece che uccisa"), la pietra di inciampo viene posta una sola volta per ogni deportato davanti alla sua ultima residenza e nel casa di Gigliola è già sta messa davanti all’abitazione della famiglia a Livorno. Da qui la scelta del sindaco Francesco Limatola, peraltro condivisa dal presidente dell’associazione "Roccastradini nel mondo" Giorgio Martellucci che a quel punto si è dissociato dall’iniziativa di Amerini, di sistemarla in una teca. Ma Amerini ieri ha simbolicamente apposto un cartello nel punto dove doveva essere collocata la pietra, con la stessa dicitura. "Purtroppo – ha detto Amerini – non è andata come avrebbe voluto la piccola Gigliola. Per questo le ho scritto una lettera". Lettera che riportiamo integralmente. "Ciao Gigliola, sono un tuo fratello minore. Avresti voluto tanti giovani, intorno alla tua pietra d’inciampo, liberi dal satrapismo della politica, ma non ci sono riuscito. Li volevi protagonisti e invece sono stati relegati a comparse. Li volevi liberi e invece sono stati ingoiati dalla follia di voler ridurre tutto ad un teatrino autoreferenziale. Hanno approfittato di te, e anche di me, per prevalere su tutto e tutti e tu sai bene cosa significhi. Hanno inventato scuse per arrogarsi il ruolo di gestire anche la tua memoria. Da parte mia, Gigliola, non ho potuto che esporre un cartello con i tuoi dati anagrafici, di più non ho potuto fare, la pusillanimità è stata più forte di me. Scusami e scusali, perché non sanno quello che hanno fatto. E voi giovani, non prendete esempio da questa gente mediocre. Ciao Gigliola".
CronacaAmerini non molla e scrive una lettera a Gigliola