REDAZIONE FIRENZE

Multata la 'signora dei piccioni': dà loro il cibo, ma è vietato

Pizzicata in Santa Croce dalla Polizia municipale. Non è la prima volta. Aveva con sé oltre 50 chili di cibo

Firenze, dà sacchi di cibo ai piccioni: intervengono i vigili urbani

Firenze, 12 dicembre 2015 - Tenace più che mai. Nonostante negli anni sia stata più volte multata per lo stesso motivo ha continuato imperterrita a fare di testa sua: a dare da mangiare ai piccioni. E così anche stamani, da parte della municipale è scattata l'ennesima sanzione nei confronti di una fiorentina, nota da anni per la sua abitudine di sfamare i volatili. I vigili, stamani in Santa Croce, hanno sequestrato oltre cinquanta chilogrammi di cibo destinato ai piccioni, nonostante sia vietato. Intorno alle 7 gli agenti in borghese hanno effettuato un controllo mirato nella zona di Santa Croce, in particolare nelle strade intorno alla scuola Pestalozzi-Vittorio Veneto.

Un intervento deciso anche in base alle segnalazioni dei cittadini in merito alla somministrazione irregolare di cibo ai piccioni da parte di una persona abitante nel quartiere. La donna già in passato era nota per la sua abitudine di dar da mangiare ai piccioni, ma nel corso dell'ultimo anno c'è stato un aumento esponenziale delle segnalazioni arrivate alla Polizia Municipale soprattutto in merito il degrado delle strade e dei monumenti causato proprio dalle deiezioni dei piccioni, senza contare il rischio sanitario.

Gli agenti hanno individuato la cittadina intorno alle 7.15 mentre stava spargendo il mangime su lungarno della Zecca Vecchia. La donna è stata multata per la violazione di due articoli del Regolamento di Polizia Urbana (complessivamente 320 euro) ed è scattato anche il sequestro del mangime che aveva portato per sfamare i piccioni, 15 chilogrammi di riso e 40 chilogrammi di grano. Alla donna è stata inoltre notificata l'ordinanza del Sindaco contingibile ed urgente che ordina alla cittadina l'immediata sospensione dell'attività di somministrazione di cibo ai piccioni. Una ordinanza motivata dal fatto che le sanzioni rilevate negli ultimi anni (una trentina) non hanno convinto la donna a cambiare il suo comportamento.