Pietro, precario a 52 anni. "La mia paura più grande? Arrivare così in pensione"

Insegnante di educazione fisica, da questo anno sarà sul sostegno. "Mi è arrivata la mail, dovrò anche spendere 2mila euro di abilitazione”

Nel riquadro Pietro Palmieri, insegnante supplente

Nel riquadro Pietro Palmieri, insegnante supplente

Firenze, 31 agosto 2023 – «La mia più grande paura? Quella di arrivare alla pensione da precario". Ha 52 anni Pietro Palmieri, supplente all’Iis Sassetti-Peruzzi. Finora insegnante di educazione fisica, da questo anno sarà invece sul sostegno.

«Mi è arrivata la mail ieri e sinceramente non me l’aspettavo - ammette -. Non sono abilitato. Purtroppo, i docenti di sostegno mancano e, dunque, chiamano anche chi come me non ha l’abilitazione per questo. Ma ci metterò tutto l’impegno, come sempre. Tornerò nella stessa scuola, ma sotto una lente diversa, diciamo. Il disagio sarà però compensato dalla scuola Sassetti-Peruzzi alla quale sono molto affezionato, sia ai colleghi che soprattutto al dirigente che opera in maniera encomiabile per creare un ambiente sereno e stimolante".

Pietro ha alle spalle una storia fatta di tantissimi lavori ed esperienze in un unico mondo, quello del fitness. Nato a Bari, ha fatto il vecchio Isef a Foggia, che un tempo abilitava all’insegnamento della ginnastica a scuola.

"Sono stato titolare di palestra, formatore nell’ambito del fitness, preparatore atletico e divulgatore scientifico-sportivo. – racconta – Ho avuto anche esperienze all’estero, nei villaggi turistici. Ho girato l’Italia e il mondo".

Ma, dice, "ho sempre tenuto aperta la porta della scuola per aspirare a quella stabilità che, purtroppo, il mondo del fitness non offre". Pietro è passato da un precariato all’altro. Ma sempre col sorriso sulle labbra.

Precario in palestra, precario a scuola. È dal 2016 che si è trasferito a Firenze. Da quell’anno è iniziata la girandola di supplenze. In tutto, sei le scuole in cui ha insegnato.

"Il primo anno, all’inizio, avevo solo 4 ore in una scuola. - racconta – Poi, dopo due settimane ne ottenni altrettante in un’altra". Tempo poco, la doccia fredda. Arrivarono i titolari di quella cattedra e Pietro restò a bocca asciutta. Senza lavoro.

Ma la ruota dei precari, comunque, gira. Prima una supplenza lunga al Meucci, poi per la prima volta al Sassetti, "ma non con l’orario completo". Ancora, Pietro ha insegnato al Buontalenti per poi ritornare al Sassetti, tra la sede di Novoli e quella di Scandicci.

«Ho sempre insegnato educazione fisica - dice -. L’insegnamento è la mia passione. È bellissimo il rapporto coi ragazzi. Mi piace vedere come cambiano le generazioni ma, soprattutto, confrontarmi con i giovani di oggi ed offrire loro un punto di riferimento".

Ma c’è anche tanta rabbia… "Sì: ogni anno devo ripartire da zero - sospira Pietro -. Dopo tutti questi anni, cosa devo ancora dimostrare? Stavolta poi devo anche pagare 2mila euro per seguire i percorsi abilitanti creati dal governo. Devo farli, altrimenti il prossimo anno rischio di non lavorare".

«Ce la farò ad avere mai il posto fisso un giorno? Chissà – conclude nella sua riflessione Pietro – E pensare che, se avessero voluto, ci avrebbero potuto stabilizzare anni fa…. Invece sono ancora precario. A questa età".

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