LETIZIA CINI
Cultura e spettacoli

Uffizi, il direttore uscente: "Consigli a Eike? Li sussurro all'orecchio"

Alla vigilia del passaggio di consegne, intervista a Antonio Natali, dal 2006 guida di una delle gallerie più prestigiose del mondo

Antonio Natali

Firenze, 8 novembre 2015 - Conserva il suo ufficio in Galleria, Antonio Natali, da domani ex direttore degli Uffizi.

Dottor Natali, lei è al timone di un transatlantico da quasi 2milioni di visitatori l’anno, e con reciproca soddisfazione, dal 2006. E ora?

"Non ho mai avuto tanto tempo libero (ride, ndr), ma continuerò a venire qui tutti i giorni".

Il nuovo direttore Schmidt le ha proposto di continuare a collaborare?

"Sì, ci siamo incontrati sei o sette volte, ma ci conosciamo da vent’anni. Ho anche lavorato con sua moglie, storica dell’arte esperta di pittura del ’400 e del ’500, alla stesura di un libro su Leonardo da Vinci. Ora la proposta è venuta da lui".

Quale ruolo coprirà agli Uffizi?

"Mi occuperò di coordinare gli allestimenti delle nuove sale, un tema che mi sta veramente a cuore, un incarico che ho accettato più che volentieri".

Che consigli ha dato al nuovo direttore?

"Uno solo, parlare meno possibile con la stampa...".

Ce l’ha con i giornalisti dottor Natali?

"No, è un discorso più ampio (... sorride, ndr). Quando non si è preparati ad affrontare i media, un’informazione può essere anche mal interpretata, con danni per entrambe le fila, com’è accaduto con la frase sulla bigliettazione degli Uffizi. Diciamo che i consigli che ho in serbo per Schmidt, glieli sussurrerò all’orecchio".

Per quanto riguarda il cambio di consegne?

"Sono qui, pronto a mettere a disposizione la mia esperienza e la mia professionalità. Il nuovo direttore mi ha chiesto di stare con lui i primi tempi; lo farò finché sarà necessario, poi piano piano non il mio contributo andrà scemando".

Dottor Natali, a suo tempo stilò e consegnò all’allora ministro per i Beni culturali l’elenco dei capolavori dagli Uffizi “inamovibili”, opere che per nessun motivo si dovrebbero dare in prestito: rifarebbe la stessa scelta?

"Certamente. Per dare un’idea, nella lista figurano le tre “Maestà” di Cimabue, Duccio e Giotto, l’“Annunciazione” di Simone Martini, l’“Adorazione” di Gentile da Fabriano, la “Madonna e Sant’Anna” di Masaccio, la Pala di Domenico Veneziano, la “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello, Piero della Francesca (“Ritratto di Federico da Montefeltro e Battista Sforza”), i tre Leonardo, la “Venere” e la “Primavera di Botticelli”, il “Leone X ” di Raffaello, la “Madonna del collo lungo” del Parmigianino, la “Medusa” di Caravaggio, ovviamente il “Tondo Doni” di Michelangelo. E la “Madonna del Cardellino”, rientrata dopo lunghi anni di restauro. Vette della cultura figurativa che non possono correre rischi".

In cosa dovrebbe prendere da lei il nuovo direttore della Galleria?

"Una cosa, soprattutto: io ho sempre cercato di parlare dopo che avevo fatto le cose. Ecco, anche lui dovrebbe fare lo stesso".