CATERINA CECCUTI
Cultura e spettacoli

Sguardi che curano: a Firenze la fotografia diventa strumento per leggere le periferie

Al via il 15 maggio un ciclo di incontri tra cultura, formazione e impegno sociale promosso dalla Fondazione Architetti Firenze, con tappa simbolica intorno al carcere di Sollicciano

Un'immagine del carcere di Sollicciano

Un'immagine del carcere di Sollicciano

Firenze, 6 maggio 2025 – Può la fotografia essere una cura per la città? A questa domanda prova a rispondere il corso “La fotografia come cura per la città”, un’iniziativa originale e ricca di significato promossa dalla Fondazione Architetti Firenze in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni e l’Università degli Studi di Firenze.

Il percorso formativo si svolgerà tra il 15 maggio e il 18 giugno e si inserisce nell’anno del cinquantesimo anniversario dalla morte di Pier Paolo Pasolini, proprio a partire da uno dei temi centrali del suo pensiero: le periferie.

Non a caso, il corso intende stimolare uno sguardo nuovo e consapevole su luoghi spesso dimenticati, offrendo un approccio fotografico che diventa indagine sociale e strumento critico. La riflessione si svilupperà in quattro moduli, con il contributo di importanti nomi della fotografia e della critica architettonica, tra cui Roberta Valtorta, Giovanni Hänninen e Andrea Vierucci.

La vera novità è la tappa finale del percorso: uno shooting fotografico nei dintorni del carcere di Sollicciano, un’area simbolicamente forte e spesso invisibile agli occhi della città.

Qui, mercoledì 18 giugno, partecipanti e docenti esploreranno il territorio attraverso lo sguardo dell’obiettivo, cercando di coglierne la dimensione umana, sociale, simbolica. Le fotografie realizzate saranno poi protagoniste a settembre al Festival della nuova città promosso dalla Fondazione Michelucci alle Murate.

Non si tratta di imparare a fare belle foto, ma di sperimentare un modo personale e critico di osservare. La fotografia, come sottolineano gli organizzatori, diventa strumento per restituire senso ai luoghi, per leggerne i segni e per ridare dignità a quelle zone urbane che troppo spesso vengono considerate ai margini.

E proprio per questo il corso è aperto a tutti: non serve attrezzatura professionale, basta uno smartphone e la voglia di guardare con attenzione e consapevolezza.

Il progetto rientra nel laboratorio I CARE dell’Università di Firenze, che mette in dialogo carcere, città e accademia, e offre crediti formativi per architetti.