Zeffirelli, camera ardente a Palazzo Vecchio, la città abbraccia il suo Maestro

Stamani alle 11 l’arrivo del feretro a Palazzo Vecchio. Domani l’addio in Duomo, poi la sepoltura alle Porte Sante

Il Maestro Zeffirelli

Il Maestro Zeffirelli

Firenze. 17 giugno 2019 -  IL MAESTRO è a casa. Ed è un ritorno dolce il suo, prima ancora che solenne. Ha la potenza curativa del pianto che finisce, con le lacrime che diventano crosta, la pancia che non fa più male e un sorriso sottile che si apre sulle labbra. Leggero di serenità e gratitudine. Zeffirelli nella sua Firenze, mamma e matrigna, venerata e bastonata per quasi un secolo.

Perché l’amore è così, sublimazione e veleno. Riposerà guardandosela per sempre, alle Porte Sante, il tempio sacro dei Grandi – g maiuscola, anzi gigantesca – vicino a Collodi, Pratolini, Spaolini, Cecchi Gori, il ‘Vamba’, Paolo Poli, l’Artusi, Annigoni. Solo dopo l’abbraccio di Firenze, però. Che inizierà stamani alle 11 quando in Palazzo Vecchio si spalancheranno le porte del Salone dei Cinqucento dove verrà allestita la camera ardente (fatto raro, l’ultima volta è stato il 1 marzo 2005 alla morte del poeta Mario Luzi). Il feretro di Zeffirelli, partito all’alba dalla villa romana sull’Appia Antica, arriverà in piazza della Signoria intorno alle 10 e 30. Per dodici ore la città potrà buttare l’ultimo bacio a uno dei suoi figli più grandi, che sarà vegliato da due vigili urbani in alta uniforme e accarezzato dal Gonfalone del Comune. Poi domani, giorno di lutto cittadino proclamato dal sindaco Dario Nardella, i funerali in Duomo alle 11. A celebrarli l’arcivescovo Giuseppe Betori che ha rimarcato, proprio in queste ore, come il Maestro, nella sua opera, «abbia mostrato la bellezza della fede e abbia proposto la bellezza come strada verso la fede».

I funerali in Duomo sono riservati, in genere, solo a vescovi, cardinali o sacerdoti che si sono particolarmente distinti per la loro opera pastorale. Per le personalità laiche si tratta di un’eccezione. L’ultima volta fu ancora per Mario Luzi; in precedenza, il 7 novembre 1977, Santa Maria del Fiore aveva accolto Giorgio La Pira, il ‘sindaco santo’ di Firenze e uno dei padri della Costituzione. L’Opera di Santa Maria del Fiore ha reso noto che la Cattedrale, la Cupola di Brunelleschi e la Cripta di Santa Reparata rimarranno chiusi al pubblico fino alle 14 mentre per gli altri monumenti le aperture rimarranno invariate. E non ci sarà neanche la possibilità di assistere al fenomeno dello gnomone nella cappella della Croce (l’appuntamento è stato spostato al 20 giugno, mentre il giorno successivo, per il solstizio d’estate, il fenomeno sarà visibile come da programma).

Sarà un addio alto e popolare, inevitabilmente scenografico, ma – ne siamo certi – in qualche modo anche spiccio e refrattario agli orpelli. Perché Firenze è fatta così. E in questo suo figlio che l’ha amata e difesa dal mondo ma anche ‘sculacciata’ senza tante cerimonie quando c’era da farlo sa riconoscere oltre alla gigantesca statura artistica anche la comunanza di sangue e cuore.

Emanuele Baldi

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