"Voucher e rientro degli stranieri per salvare l'agricoltura toscana"

Il direttore di Coldiretti: "Nuovi braccianti? No, corridoi verdi per il ritorno di romeni e bengalesi. E contratti flessibili per tutelare lavoro e Made in Italy"

Angelo Corsetti, da quattro mesi direttore di Coldiretti Toscana

Angelo Corsetti, da quattro mesi direttore di Coldiretti Toscana

Firenze 12 maggio 2020 - "Nuovi migranti per l'agricoltura? A noi basterebbe tornassero gli stranieri, che lavorano da anni nelle nostre aziende, sono rimpatriati all'inizio dell'emergenza e ora non riescono a rientrare in Italia".

Lapidario, Angelo Corsetti, da febbraio direttore di Coldiretti Toscana dopo aver guidato la sede pugliese del sindacato. Si è insediato nell'incarico alla vigilia della pandemia, in un territorio per lui nuovo e con problemi senza precedenti.nella storia.

Da dove provengono i lavoratori che non rientrano?

"Soprattutto da Bangla Desh e Romania, che pure fa parte dell'Unione Europea. Stiamo provando col governo ad attivare corridoi verdi per far rientrare il personale agricolo".

E quando gli stranieri torneranno, dovranno osservare la quarantena. L'alternativa paradossale è sostituirli con italiani. Venti giorn fa Coldiretti Toscana lanciò l'allarme mancanza di braccia. Esiti?

"Non siamo rimasti sconvolti dal numero di domande di lavoro ricevute".

Risposta diplomatica. Come suppliscono, le aziende?

"Per ora se la cavano grazie a una norma dell'emergenza coronavirus che estende ai parenti entro il sesto grado la possibilità di lavorare nelle aziende agricole".

Dov'è che si soffre di più?

"Nel Livornese, in particolare a Venturina per la raccolta degli ortaggi: carciofi, fagiolini, insalate. E fragole. Poi, nel Pisano, dove il mancato rientro dei rumeni crea difficoltà".

Cosa sta maturando, nei campi? "È ora dei pomodori, nel Livornese, in Maremma, nel Pisano e nell'Aretino, con la Valdichiana specializzata nell'orticoltura" .

Quanti addetti mancano,in Toscana?

"Non si può quantificare. Qui ogni anno contiamo sette milioni di giornate lavorative. Ma il problema non è solo di quante braccia manchino".

Agricoltori non ci s'improvvisa.

"Appunto. Da un lato, come ogni anno, si cercano braccianti che effettuino la raccolta. Stavolta, però, mancano anche gli stranieri integrati in azienda, che non possiamo certo sostituire con il primo che passa".

Gli stranieri occupano ruoli strategici nelle imprese?

"Ruoli importanti. Chi è qui da anni oggi manovra macchinari sempre più computerizzati, guida reparti, conosce tutte le tecniche di coltivazione".

Il ministro Bellanova punta a regolarizzare migliaia di braccianti.

"Coldiretti non è entrata nel merito del suo progetto. Al governo chiediamo altro".

Cosa?

"Voucher leggeri, accessibili a tutti, compresi studenti universitari e pensionati e corridoi verdi per il rientro del personale uscito dal Paese prima della fase di emergenza e la chiusura delle frontiere".

I sindacati non ci stanno. "Ai sindacati proponiamo di astenersi da veti, la formula dei voucher garantirà il Made in Italy sulle tavole degli italiani. Si consideri che ogni operaio agricolo che lavora presso un coltivatore diretto entra a far parte della sua famiglia. Nella stragrande maggioranza Non c'è sfruttamento".

Alt. In agricoltura le cronache raccontano casi al limite dello schiavismo.

"Siamo i primi a chiedere di colpire duro, in quei casi. E di colpire il caporalato bianco, formalmente legale ma che di fatto nasconde aspetti di sfruttamento Chi paga pochissimo i braccianti opera concorrenza sleale, danneggia il mercato. Fa del male a tutti".

I voucher sarebbero il ritorno a un passato poco glorioso.

"L'agricoltura ha bisogno di personale per tempi che non vengono decisi dall'imprenditore ma dalla natura. È necessario semplificare i rapporti di lavoro specialmente sulla domanda/offerta: per questo abbiamo attivato la piattaforma Jobincountry, approvata dal ministero del lavoro".

Quest'anno più che gli imprenditori e la natura, a decidere come si lavorerà saranno le norme anticontagio.

"Non abbiamo partecipato al tavolo col governo del 24 aprile e abbiamo condiviso la proposta della Regione per il protocollo sulla sicurezza dei lavoratori, che tuteli anche i datori che operano al loro fianco. E' aperta la discussione con gli assessori Remaschi e Bugli. Restano ancora alcune criticità ".

Su quali aspetti?

"Distanziamento, sanificazione di trattori e macchinari, igiene dei luoghi dove viene lavorata la merce".

E se il problema manodopera non sarà risolto?

"A giugno e luglio ci sarà molto lavoro per la cura dei vigneti e nei frutteti a pieno carico. Non possiamo lasciare i frutti sulle piante o a terra. Speriamo nel rientro degli stranieri. Ricordo che per quelli rimasti in Italia durante l'emergenza, i permessi di soggiorno sono stati prorogati fino a giugno".

La zootecnia soffre come l'agricoltura?

"No. Ha formule lavorative più costanti. Il problema è semmai il prezzo delle produzioni, come per il latte ovino". 

La Toscana è autosufficiente sul piano alimentare?

"Produce in sovrabbondanza rispetto al mercato regionale. Pomodoro, frutta, ortaggi: buona parte del raccolto viene venduto fuori Toscana. Come l'olio, sempre più apprezzato in tutto il mondo".

A proposito, il dilagare del covid-19 ha interrotto le potature tardo invernali degli olivi.

"Mi risultano per lo più completate. Comunque l'olivo è una gran pianta, non vede pregiudicati raccolto e prodotto, in annate dalle potature parziali o addirittura omesse".

E il vino?

"I vini della Toscana sono contesi in ogni angolo del mondo e lo saranno anche in questa difficilissima annata 2020. Basta che si consenta alle aziende di avere personale per lavorare".

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