
Giovanni
Morandi
Il centro non ci vuole? E noi andiamo in periferia o in provincia. Poche città possono vantarne una come quella di Firenze, intessuta di paesi e borghi stupendi con una campagna che è un sogno ed è appena fuori porta. Dunque i pianti sul centro storico che si spopola – oh com’era bello quando c’erano i fiorentini – sono tempo perso. E l’argomento è fritto e rifritto. Il travaso verso i margini urbani o le località più lontane non è pensabile che possa più essere fermato e dunque va pilotato. Alcuni dati statistici forniti dal Comune sono illuminanti. In 50 anni Firenze ha perso 100 mila abitanti. Il centro storico rappresenta il 5% del territorio comunale e però ospita il 25% delle imprese. Sono rilevazioni che fotografano una città che ha gli stessi fenomeni di Milano, Bologna e di tutte le grandi città non solo italiane. Di certo il turismo ha una responsabilità in questa espulsione delle residenze dal centro storico ma non è la sola causa. Certe mutazioni dipendono dalla mobilità, la tipologia del lavoro, dall’immobiliare, dai nuovi stili di vita, fortemente differenti tra le diverse fasce di età. I giovani scelgono il centro ma i prezzi sono proibitivi e i contratti da giungla. Impossibili per famiglie che cerchino sistemazioni durevoli. E’ relativamente facile trovare appartamenti da B&B rimasti vuoti e che in mancanza di meglio vengono dati in affitto per brevi periodi a giovani costretti a condizioni capestro, che costringono a vivere con la valigia pronta per partire allo scadere di ogni contratto. O presunto tale perché spesso sono canoni in nero. Ma questo è il mercato o così o per strada e si fa presto a capire perché i fiorentini vadano verso le periferie. Che per fortuna sono invidiabili rispetto a quelle di altre città. Alcuni rioni stanno rinascendo come Gavinana e soprattutto Novoli, diventato una sorta di quartiere modello, con il parco nell’ex area Fiat, il palazzo di giustizia, l’università, le nuove abitazioni, la tranvia, una sorta di polo giovani. Ovviamente non è tutt’oro quel che luccica. Ma è una visione autoritaria e irreale immaginare spostamenti demografici decisi a tavolino da una zona ad un’altra. Quel che conta non è dove si abiti ma come, in quali condizioni. Su questo punto si deve concentrare l’amministrazione non sulla nostalgia del passato. Nessuno torna indietro.