REDAZIONE FIRENZE

Villa la Vedetta, stop al passaggio di gestione: Cgil all'attacco

In ballo 15 posti di lavoro. Il sindacato afferma che la vertenza fra proprietà e vecchia gestione impedisce a Soges di rilevare azienda e personale

L'ingresso dell'hotel, chiuso da alcuni mesi

Firenze, 22-12-2020 - Sembrava fatta, ma è saltato tutto. E' emerso oggi sulle sorti dell'hotel Villa La Vedetta e dei suoi 15 lavoratori. La proprietà (Selva srl) ha infatti comunicato la sua indisponibilità a proseguire la sua partecipazione al tavolo di crisi della Città Metropolitana di Firenze che domani avrebbe dovuto riunirsi per la settima volta. Tutto è andato in fumo - si legge in un comunicato a fima Maurizio Magi della Filcams Cgil -  "per la mancanza di capacità e di volontà da parte della stessa proprietà (e del precedente gestore, Immofin) di uscire dal proprio 'particulare'". Per il  sindacato "ci si attendeva qualcosa di più, che si volasse più in alto" su quella che "ė assurta alla cronaca come una vera e propria vertenza simbolo del turismo in città".

Nel frattempo però - prosegue la nota della Cgil - ciò che è parsa "un'opportunità forse irripetibile di questi tempi, quella cioè costituita da Soges, pronta a rilevare l'attività di gestione e a mantenere i livelli occupazionali garantendo importanti condizioni sia ad Immofin che a Selva, è svanita nel nulla".

"In nome dei 15 lavoratori e dell'interesse generale", la Cgil osserva che si è di fronte a un sistema in cui "la rendita ha alla fine mostrato il suo vero volto, estrattivo e parassitario, pressoché indifferente al tessuto economico e sociale in cui insiste e che peraltro contribuisce in modo determinante ad attribuirne il valore". Il sindacato parla di "ultima chiamata" per le istituzioni e per la politica tutta. La Cgil conclude la nota affermando che la crisi in corso "pretende qualcosa di più del governo dell'esistente".  Occorrono "visione, idee, anche radicalmente nuove", da mettere in atto con le risorse che saranno disponibili. Perché la sfida è il lavoro "per lo più povero, sottopagato, precario, in appalto, a cottimo; che subisce la crisi e che pretende rispetto e dignità".