
Il direttore d’orchestra di tante edizioni di Sanremo quest’anno presidente di giuria al Città di Scandicci "Nell’ultima edizione del Festival buone canzioni, ma è mancata la diversità. Cosa ascolto? Mozart".
di Barbara Berti
Si concluderà nel fine settimana il 14esimo concorso internazionale musicale ’Città di Scandicci’, che quest’anno ha come presidente di giuria Beppe Vessicchio, già apprezzato direttore d’orchestra in tante edizioni del Festival di Sanremo.
Maestro, come è nata la sua collaborazione con questo concorso?
"Grazie a una telefonata di Luca Marino, direttore artistico del concorso. Mi ha raccontato gli intenti della manifestazione e la storia che la precede. Mi piace assistere i giovani che si danno da fare per realizzare le loro aspirazioni e sono davvero contento di aver aderito all’invito. Conosco i benefici offerti dall’avere un rapporto con la musica, in alcuni casi è salvifico. In questo evento l’obiettivo è incoraggiare i giovani a frequentare il linguaggio musicale, come una vera e propria lingua con la sua grammatica, la sua sintassi".
Cosa rappresenta la musica per lei? Quando e come si è avvicinato alla musica?
"Più passa il tempo e più mi rendo conto che la musica è immensa. La coniugo in lungo e in largo. Con la fisica, la geometria, la letteratura. In quanto fenomeno naturale trova rapporto con tutto. Mi ci sono avvicinato grazie a mio fratello, più grande di me di circa dieci anni. Una sera tornavo a casa e sugli scalini del portone c’era mio fratello con la chitarra e alcuni amici che lo ascoltavano. Rimasi incantato dall’atmosfera che si era creata. Il desiderio di rievocare quel tipo di sensazione mi ha spinto a cercare nella musica quello che veramente mi emoziona, renderlo materiale e sperare che possa essere condiviso da altri. Non smetterò mai di ringraziare mio fratello che è rimasto un fantastico dilettante, nel senso più alto del temine, perché mi ha trasferito il piacere e la passione di fare musica".
Ha partecipato a tanti Sanremo nel ruolo di direttore d’orchestra: si ricorda la sua prima volta al Festival?
"Nel 1986 non c’era l’orchestra ma andai per assistere Zucchero. Quell’anno nevicò. Ero lì perché c’era bisogno di chi in regia desse indicazioni sul rapporto tra voce dal vivo e la base registrata, il livello degli effetti, il riverbero e altre diavolerie tecnologiche. L’orchestra fu reinserita nel 1990: in quella edizione, al Palafiori, c’erano Ray Charles, Dee Dee Bridgewater, Leo Sayer e altri artisti stranieri. Fu un bel battesimo per me che condussi l’orchestra per due concorrenti d’eccezione quali Mia Martini e Mango".
Un aneddoto sanremese?
"Ce ne sono tanti... Ero sicuro che ’Chiamami ancora amore’ avesse possibilità di podio. Quando alle prove vidi Gianni Morandi che ascoltava Roberto (Vecchioni, ndr) con gli occhi lucidi ne ebbi riprova. Anche l’orchestra ’risuonava’ di quella emozione: era palpabile, solida. Sapendo che in gara c’erano i Modà con Emma pensai che al televoto sarebbero stati i favoriti e, invece, il professore con la sua canzone, semplice come l’essenziale barca narrata nel testo, raggiunse la riva del primo posto popolare sorpassando i beniamini delle radio e della tv".
Nell’ultimo Sanremo, chi le è piaciuto e chi no?
"Non ho trovato canzoni che restano. Ma va riconosciuto che la media era buona. Considerando 29 partecipanti criticherei solo la mancanza di diversità. Si poteva allargare il panorama. I dati, però, danno ragione a Conti, questo va ammesso".
Ai giovani che oggi si avvicinano alla musica, che consigli dà?
"Di impegnarsi. Scrivere, suonare e poi scrivere ancora e suonare studiando, approfondendo ciò che fanno e poi rifarlo. È l’unico modo per entrare, esplorare ed estrarre da sé stessi quello che si vuol rappresentare. Più si è aderenti a noi stessi e più originale sarà il risultato, le copie sono destinate a vivere poco".
Lei che musica ascolta?
"Ascolto tutto ciò che viene trasmesso. Negli ultimi cinque mesi molto Mozart perché sto scrivendo un libro sulla sua musica. Sento anche che mi fa bene. Doppia gioia".
Lei è anche attivo nel settore del vino: ci racconta quando è nata questa passione e come è nata la prima cantina che affina il vino in musica?
"Esistono nel mondo varie cantine che nelle bottaie diffondono musica. Io lo faccio coinvolgendo esperti del settore che testimonino le migliorie. Questo anche per incrociare dati alle mie analisi musicali su questo fenomeno e offrire una spiegazione più esaustiva possibile del fenomeno. È una cosa sorprendente, davvero. Quando l’intera ricerca sarà pubblicata ci sarà di che sbalordirsi".