
Walter Scarpi, presidente del Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini»
In una biblioteca privata un vecchio libretto dalla copertina consumata. L’opera completa di un autore oggi pressoché sconosciuto, Francois Villon, poeta francese quattrocentesco. Sfogliandolo, ecco il tesoro. Le pagine contengono numerose annotazioni, postille e versi inediti del poeta Dino Campana, uno dei più grandi del Novecento italiano. La notizia è stata diffusa dal Centro Studi Campaniani "Enrico Consolini".
"La scoperta – spiega Walter Scarpi, presidente del ’Consolini’ – si deve a Leonardo Chiari, ricercatore e vicepresidente del nostro Centro Studi, che sulla base di alcuni indizi presenti in lettere e testimonianze aveva avviato un’indagine attorno a un verso in lingua francese riportato in un testo campaniano. Dopo varie ricerche è arrivata la conferma da un archivio privato dell’esistenza nella biblioteca di famiglia del testo di Villon che, come ipotizzato da Chiari, risulta studiato e annotato da Campana. Non solo: il testo contiene bozze di versi campaniani anche celebri, offrendone varianti inedite". Scarpi spiega l’importanza del ritrovamento: "Apre un filone nuovo di ricerca. Finora si cercavano lettere e poesie anche tra le carte degli scrittori che lo avevano conosciuto e frequentato. Questa è invece un’affascinante testimonianza diretta del modo di lavorare del poeta: i margini bianchi annotati, ma anche note a piena pagina, appunti presi in fretta su qualche tavolo di bar o nel suo camminare sui monti di Campigno o del Mugello, abbozzi di poesie, qualche verso inedito che vale oro. Tutto questo ci offre anche uno spaccato del bagaglio culturale di Campana, del suo modus operandi, della sua curiosità e del modo in cui le idee si formavano".
Campana, che dopo una vita travagliata fatta di continue tensioni con la madre e i compaesani marradesi, di arresti e ricoveri, di fughe e viaggi, della tumultuosa relazione con Sibilla Aleramo e di scontri con i letterati fiorentini, pubblicò a Marradi i suoi "Canti Orfici" nel 1914. Poi venne ricoverato, anno 1918, nel manicomio di Castelpulci a Scandicci, dove rimase fino alla morte, nel 1932. Presto la critica letteraria riconobbe il valore grande della sua innovativa poetica.
"Queste note autografe – continua Scarpi – sono posteriori alla pubblicazione dei Canti Orfici. Forse stava pensando a una nuova opera. E comunque con il ritrovamento abbiamo la fortuna straordinaria di poter vedere come Campana leggeva un testo classico della letteratura, capire quanto sia stato ispirato dal testo del poeta francese e quali suggestioni vi abbia tratto. Del rapporto tra Campana e Rimbaud, o tra Campana e altri poeti, ci sono studi. Ma su Villon e Campana finora non c’era assolutamente nulla, è un campo del tutto nuovo".
Il proprietario del libro annotato da Campana – che aveva conservato con cura le carte e la biblioteca paterna – ha già dichiarato la propria disponibilità a mettere il testo a disposizione degli studiosi. Non solo: il Centro studi campaniani, insieme al Comune di Marradi, organizzerà una mostra, già nella prossima estate, dedicata a questo straordinario ritrovamento.
"Il nostro Centro Studi è una biblioteca specializzata su Campana – chiaisce Scarpi – e ci siamo messi a disposizione del proprietario del libro. Sarà lui a decidere chi, come, a chi aprire le porte di casa propria. Noi, entusiasti del ritrovamento, faremo la nostra parte per mettere a frutto questo nuovo contributo".
Paolo Guidotti