'Vaccino AstraZeneca a un ventenne, ma era pericoloso"

La lettera della madre di un volontario 23enne vaccinato: "A letto con febbrone e dolori, perché solo dopo lo hanno vietato ai più giovani?"

Dosi di vaccino Astrazeneca (Ansa)

Dosi di vaccino Astrazeneca (Ansa)

Firenze, 17 aprile 2021 - Oltre ai problemi di chi non riesce a fare il vaccino, c’è la rabbia delle persone che, dopo averlo fatto, si sono trovate davanti raccomandazioni diverse sul suo utilizzo, soprattutto a proposito di Astrazeneca. È il caso, per esempio, della signora Donatella Stefani, che c’ha inviato questa lettera.

«Sono la madre di un giovane di 23 anni volontario della Protezione Civile di Firenze – scrive - che è stato chiamato per la somministrazione di AstraZeneca martedì 6 aprile al Mandela Forum di Firenze. Dopo poche ore dalla somministrazione ha cominciato a manifestare alcuni degli effetti collaterali elencati nel modulo che siamo obbligati a sottoscrivere prima della somministrazione per essere consapevoli di eventuali rischi a cui si può andare incontro, ma non altrettanto consapevoli di ciò, che da un giorno all’altro si decide circa il vaccino stesso. Il ragazzo, sano e forte è stato messo completamente ko da un’iniezione che, a quanto si dice, dovrebbe essere sicura e salvarci dall’infezione».

«Terribile – prosegue – vedere il proprio figlio di 23 anni che, per un grande senso di responsabilità si sottopone ad una vaccinazione, costretto a letto scosso da brividi di freddo, dolori e febbre molto alta. Strano anche osservare la grande quantità di persone che dopo la vaccinazione di AstraZeneca sta malissimo, mia sorella compresa, che è finita in Pronto soccorso. La cosa scandalosa però – prosegue - è venire a sapere dai media il giorno successivo alla vaccinazione di mio figlio, che AstraZeneca non deve più essere somministrato agli under 30 (ma il limite è stato successivamente alzato fino agli under 60, ndr). Come ci dobbiamo sentire? Presi in giro? Violentati nella parte più importante di noi, la salute? Dov’è finito il senso di responsabilità personale? Non stiamo andando a cogliere cavoli in giardino ma parliamo della salute delle persone! Gravissimo soprattutto di fronte a un ragazzo così giovane. Siamo stanchi di essere presi in giro, ma soprattutto siamo arrabbiati quando si tratta dei nostri figli. Dunque chiediamo voce, perché siamo convinti che molti la pensino come noi. Non si può ricevere un farmaco, perché di questo si tratta, e il giorno dopo sentire che non sarà più somministrato a quella parte della popolazione della quale facciamo parte... vergogna!».

Lisa Ciardi

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