Firenze. Università: Agraria in campo per aiutare l'Angola

I ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali costruiranno sistemi di raccolta di acqua piovana per aiutare le popolazioni locali, martoriate dalla siccità

Un'immagine dell'Angola

Un'immagine dell'Angola

Firenze, 22 settembre 2021 – I ricercatori del Dipartimento di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali dell’Ateneo fiorentino isono mpegnati in un’opera di raccolta di acqua piovana in Angola. È lì che, come ci racconta il ricercatore Luigi Piemontese, una mamma lava i figli presso la “tchimpaca”, un piccolo bacino di raccolta delle acque piovane per l’abbeveramento del bestiame presso il villaggio di Muhambamena, nella provincia del Namibe. Poco più distante, un giovane si serve di alcune taniche per raccogliere acqua presso una sorgente. La realtà fotografata dagli studiosi è dura come la terra quando non piove, mostra la fatica e la resilienza delle comunità di pastori e agricoltori angolani nel difficile contesto del Namibe, arida pianura costiera dell’Africa meridionale sulla quale ora pesa anche la lunga siccità dovuta ai cambiamenti climatici.

Il Dagri, particolarmente attivo sul fronte della cooperazione internazionale a supporto delle aree più fragili del pianeta, realizzerà qui opere di raccolta di acqua piovana che andranno a soddisfare le esigenze di una decina di comunità locali, principalmente pastori ormai costretti, a causa della lunga assenza di precipitazioni, a prolungare la transumanza per cercare pascoli migliori. La costruzione delle infrastrutture interesserà dieci comunità sparse su un territorio grande come la Toscana e contempla la partecipazione ai lavori delle popolazioni indigene in un’ottica di promozione e scambio prezioso di conoscenze.

Si tratta del progetto ‘TransAgua’, condotto sul piano scientifico dal Water Harvesting Lab (WHLab), il laboratorio nato in seno al Dipartimento per sviluppare la ricerca nel campo della raccolta e della gestione delle acque piovane, e coordinato dal Cospe. In particolare, questa prima missione è servita a identificare le varie tipologie e la collocazione dei sistemi di recupero delle risorse idriche (tchimpaca o piccole dighe su fiumi stagionali, le cosiddette “sand dams”), validi ad aumentare l’accumulo e dunque la disponibilità di acqua per uomini e animali domestici, favorendo la riqualificazione ambientale nel medio-lungo termine.

Cofinanziato dall’Istituto Camões–Instituto da Cooperação e da Língua nell’ambito del programma Fresan (Fortalecimento da Resiliência e da Segurança Alimentar e Nutricional dell’Unione Europea), il progetto è guidato dalla professoressa Elena Bresci (WHLab DAGRI) ed è condotto sul campo da Giulio Castelli e da Luigi Piemontese (WHLab DAGRI), appena rientrato dalla prima tappa di una missione che li vedrà impegnati fino all’estate del 2022.

Il lavoro svolto dal Dagri in Angola ha l’ulteriore obiettivo di contribuire alla esigua letteratura scientifica in questa regione dell’Africa e alle poco conosciute dinamiche socio-idrologiche delle comunità transumanti angolane.

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