
di Manuela Plastina
Ieri Tommaso Bacciotti avrebbe compiuto 24 anni. Non ha potuto farlo, ucciso da una rara forma di tumore cerebrale quando di anni ne aveva compiuto da poche ore solamente due, facendolo diventare per sempre "Tommasino". Nel suo nome è nata una fondazione che aiuta altri bambini che si trovano a dover combattere contro delle forme tumorali e dover vivere per lunghi periodi fuori e dentro l’ospedale Meyer. Con loro c’è sempre una famiglia che spesso arriva da lontano, alla ricerca di una cura e di una speranza.
Ci sono genitori, fratelli, nonni costretti a trasferirsi per lunghi periodi, lasciando la propria casa, a volte il lavoro, i propri cari e trovandosi a spendere spesso cifre inaccessibili per poter vivere a Firenze nel lungo periodo delle terapie. Per loro in questi anni la Fondazione Tommasino Bacciotti, creata e guidata da babbo Paolo e mamma Barbara, ha inaugurato appartamenti messi a disposizione gratuitamente per vivere e ricreare un ambiente il più possibile familiare. Ieri, nel 24° compleanno di Tommaso, è stata inaugurata la casa numero 24: si trova in via Carlo Del Prete.
"Come tutte le nostre case accoglienza – spoega Paolo Bacciotti – ospiterà famiglie che hanno bisogno di vivere qui per un periodo di tempo che di solito va da tre mesi a un anno. Noi ci occupiamo del pagamento dell’affitto dell’immobile che abbiamo ristrutturato, paghiamo le utenze, diamo anche dei generi alimentari grazie ai nostri sponsor e cerchiamo di far sentire queste famiglie ‘a casa’, mai da sole. Solo nel 2020 abbiamo ospitato 160 nuclei familiari: ogni giorno 140 persone hanno vissuto nei nostri 23 appartamenti".
Per la Fondazione significa quasi 200 mila euro l’anno tra affitti e utenze, ma per le famiglie si calcola in totale un risparmio di un milione e mezzo ogni anno tra alberghi, affitti, bollette e tanto altro. "L’unica cosa che chiediamo in cambio – dice Bacciotti – è una dedica su un album che ogni casa ha, in cui raccontare l’esperienza vissuta lì dentro". Quando i bambini e i loro genitori entrano nel progetto della Fondazione, diventano parte di una grande famiglia. "Anche quando tornano a Firenze per le visite che si protraggono per anni, ci occupiamo noi della sistemazione in albergo. Insieme siamo un’immensa famiglia allargata, con un legame che continua nel tempo, anche dopo la guarigione o, purtroppo, la perdita del proprio bimbo. Abbiamo ricevuto donazioni da tutta Italia e raccolte fondi, con cui le famiglie che sono state aiutate contribuiscono ad aiutarne altre. È un movimento di amore collettivo, nato attorno a Tommasino e che va avanti nella vita di tanti altri bambini".