CARLO CASINI
Cronaca

Firenze, gli ultimi cocomerai: oasi urbane senza tempo. "Ma ci stiamo estinguendo"

Tanti i fiorentini rimasti in città che vanno a gustarsi una porzione di anguria. “Ma è un mestiere che sta sparendo”

Valerio Lo Buono

Valerio Lo Buono

Firenze, 23 agosto 2023 –  Giorni torridi, forse ultimo colpo di coda della canicola estiva. Goccia alla fronte anche la sera e con quest’afa la fame lascia il posto al sudore. Ma c’è un evergreen, anzi un red-green, che risolve gli spuntini dei fiorentini boccheggianti: il cocomero.

Così ritornano le file agli ultimi, romantici, chioschi dei cocomerai. Come quello allo stadio, strategicamente a due passi dalla Costoli. E fino a pochi giorni fa pure il cocomeraio della Passerella dell’Isolotto, sulle sponde dell’Arno. Lui ha già smontato: Thomas, il titolare, vedrà i fiori d’arancio il 10 settembre ed è impegnato nei preparativi nuziali. "Ritorneremo la prossima stagione – promette – non sappiamo stare senza cocomero!".

E poi c’è il chiosco della Certosa, dal 2008 di Valerio Lo Buono, 48 anni di cui 33 tra le angurie. È lui a raccontarci la vita incredibile di questo mestiere che arriva e riparte insieme alle tortore: "Ho lasciato le superiori dopo due anni e ho cominciato a lavorare con i miei che avevano un banco a Novoli, vicino alla Regione. Poi, per la tramvia, mi volevano spostare in viale Guidoni, ma a me non piaceva. Così decisi di venderlo e ho preso in gestione questo, lo storico banco dello Zei che c’è da una cinquantina d’anni, e nel 2017 l’ho comprato".

"Prima erano molti i banchi a Firenze, ma è un mestiere che va sparendo perché ci vogliono tante braccia: si lavora da mattina a notte e il weekend: io riesco a farlo con solo il mio dipendente perché praticamente non dormo. Chiudo a mezzanotte, doccia e cena veloce, alle 1,30 vado al mercato ortofrutticolo, a letto alle 2,45 e alle 7,30 in piedi. Così dai primi di maggio a fine settembre. La maggior parte si sono riciclati paninai".

Ma cosa fa un cocomeraio d’inverno? "Io ho preso casa in campagna, la sto rimettendo a posto, faccio un po’ di agricoltura, e ora che ho le galline…. non posso neanche più andare in ferie. È da quando ho 25 anni che non vedo il mare d’estate, ci vado qualche giorno a fine settembre".

Ma nonostante le fatiche, "mi piace come lavoro, conosci gente, stai all’aperto. Qui si ferma di tutto: ciclisti, motociclisti, lavoratori…persino noti politici, calciatori e attori, riforniamo diversi ristoranti della zona. In un lavoro chiuso in fabbrica, impazzirei. Poi, anche se molto impegnativo d’estate, d’inverno ho tempo per seguire le miei cose; però sarei contento, visto che faccio anche l’ortolano, se mi prolungassero la licenza per poter lavorare qui tutto l’anno".

Anche perché "sennò la mia fidanzata mi mette a fare lavori in casa!", scherza. Eppure la fetta di cocomero, nonostante tutto, ha perso appeal tra le nuove generazioni: "Prima era un luogo di aggregazione, mio padre chiudeva alle 4. Ora i giovani a giro la sera li vedi solo con il cocktail in mano".