Francesco
Gurrieri
Nel Piano di studi della Facoltà di Architettura di Firenze – parliamo della preistoria, prima del fatidico 1968 – con i corsi di Storia dell’Arte e dell’Architettura, c’era il corso di Letteratura Artistica. Era tenuto da Carmine Jannaco che ne svolgeva i contenuti, da Vitruvio a Palladio, fino ai trattatisti dell’Ottocento e all’estetica di Croce. Mai tempi cambiavano rapidamente: Don Benedetto andava in soffitta per lasciar posto a Lukacs e al materialismo dialettico che incedeva inesorabile. A Firenze inoltre, c’era Giovanni Klaus Koenig che, fin dal 1960, al suo primo autonomo incarico di docenza tenne un corso sull’Analisi del Linguaggio Architettonico, introducendo, di fatto, alla semiologia come "studio dei segni linguistici
e di ogni altro codice della comunicazione". Umberto Eco pubblicava il suo ’Opera Aperta’ (1962) che costituì una delle più stimolanti aperture sui controversi capitoli dell’estetica contemporanea. Così l’architettura non era più solo "scienza ed arte del costruire" ma diventava un “linguaggio”, con i suoi codici semantici (funzionali), sintattici (strutturali ed estetici), pragmatici ( materici ed economici) e come tale andava studiata, con tante grazie per le teorizzazioni sincrone di Cesare Brandi, di Argan e della vecchia storia dell’arte che si occupava di architettura. Queste "convergenze parallele" fra Koenig ed Eco, fecero sì che il filosofo (Eco si era laureato a Torino nel 1954 con Pareyson), libero docente in Estetica, viene chiamato ad insegnare a Firenze ove resterà per tre anni accademici, dal ’66 al ’69); sono gli anni in cui approfondirà gli studi semiotici, abbandonando il cono d’ombra del crocianesimo e aprendo l’autostrada alla creazione di nuovi sistemi linguistici. Si trovò così a Firenze, nel vivo della "contestazione studentesca", molto vivace proprio ad Architettura e a Lettere. Nel momento più caldo dell’occupazione della facoltà, il giovane professore di Estetica che aveva allora 36 anni, formulò la storica ’Mozione Ricci-Eco’ che evitò
il peggio.