
Simone Verde e Alessandra Griffo, curatrice della Pittura del Settecento
"Raccontiamo un secolo complesso attraverso la sua cultura estetica e allo stesso tempo la trasformazione degli Uffizi nel primo museo moderno d’Europa". Così Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi, presenta l’esposizione ’Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi’, da lui curata insieme alla responsabile della Pittura del Settecento Alessandra Griffo. La mostra, fino al 28 novembre nelle ariose sale affrescate al piano terra del museo, è un’accurata selezione di circa 150 opere – tra dipinti e sculture, mobilia, porcellane, stampe e un grande arazzo – molte esposte per la prima volta in Galleria, altre non più visibili da oltre dieci anni a causa dei lavori di ampliamento del museo.
Il percorso espositivo si compone di capolavori di Goya, Tiepolo, Canaletto, Le Brun, Liotard, Mengs e tanti altri maestri. Ma pure spettacolari vedute di luoghi iconici del Grand Tour in Italia – dal Canaletto di Venezia alla spettacolare visione del Vesuvio in eruzione – e ancora le sensuali curiosità del Gabinetto delle Antichità Erotiche, ricostruito secondo la moda del ’Secolo dei Lumi’. Obiettivo della mostra è raccontare ad arte un’epoca di cambiamenti cruciali per il pensiero, l’estetica, il gusto occidentale e anche per gli stessi Uffizi, che nel Settecento si trasformarono compiutamente da scrigno dinastico di collezioni reali in museo moderno, il primo al mondo. Fu proprio in questo tempo, infatti, che il patto stabilito dall’ultima discendente dei Medici, Anna Maria Luisa, certificando nel 1737 la fine della dinastia, ne vincolò lo sterminato giacimento di opere a Firenze "per ornamento dello Stato". E fu Pietro Leopoldo, Granduca di Toscana, a consentire nel 1769 ai cittadini, nel giorno della festa del santo patrono, San Giovanni (24 giugno), di visitare liberamente il museo. Mutamenti strutturali, che si intrecciano alla grande ondata di cambiamento nella politica, nella cultura e nell’estetica in tutta Europa, che a Firenze, con gli Uffizi i Granduchi riescono a intercettare, trasformando la città e il museo in un microcosmo in cui si respira il clima nuovo del Continente. "Le opere in mostra, oltre a essere di grande qualità, hanno il pregio di offrire spunti per conoscere un secolo cruciale per la formazione della mentalità, della sensibilità e persino del gusto moderno" spiega Griffo, mostrando la sala dei bozzetti dove spicca il lavoro del 1701 di Anton Domenico Gabbiani dedicato alla cupola della chiesa fiorentina di San Frediano in Cestello, raffigurante la ’Gloria di Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli’.
Novità assoluta per gli Uffizi il cantiere di restauro dal vivo: il monumentale ’Sposalizio Mistico di Santa Caterina’ del pittore francese Pierre Subleyras – recente acquisizione delle Gallerie e bisognoso di un accurato intervento di ripulitura – viene ’curato’ in diretta, sotto gli occhi del pubblico. "Il museo è ciò che accade dietro le quinte" ricorda Verde, ribadendo che questo percorso espositivo è un "racconto complesso e ricco di sottotesti e sfumature che abbiamo costruito con pazienza e dedizione".