
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Senza le scarpe ai piedi, ritrovate a circa un metro di distanza. Gli indumenti indossati erano sporchi di fango. Cinquant’anni, l’età. Ignoto, almeno per ora, il suo nome.
E’ un mistero, quello del cadavere che abbandonato in un terreno incolto di via del Cavallaccio, vicino al ponte all’Indiano. A scoprire il corpo, ieri pomeriggio, sono stati alcuni dipendenti di Alia, in zona per sfalciare.
Sul posto, è intervenuta la squadra mobile della questura, con l’ausilio dei vigili del fuoco. La polizia scientifica ha rischiarato la zona con i fari, catturando l’attenzione di chi sfrecciava sul vicino viadotto.
Il cadavere misterioso non presenta segni di violenza. Anche se soltanto l’autopsia potrà stabilirlo con certezza, dalle prime indicazioni l’uomo sembra deceduto per cause naturali.
Ma lì, in quel campo semi abbandonato, lambito dal traffico ma non dagli sguardi dei curiosi, qualcuno potrebbe aver approfittato per disfarsi un morto "ingombrante".
Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Ester Nocera, è proprio questa: che l’uomo non sia morto lì, ma che ci sia stato portato. E abbandonato.
Indagini in corso anche sulla nazionalità. Sprovvisto di documenti in tasca, ha i tratti che sembrano quelli di un cittadino del Bangladesh. Anche se i primi accertamenti compiuti si sono concentrati sulle comunità “sommerse“, prevalentemente di rumeni, che campano di elemosina e che hanno trovato un ricovero proprio sotto i ponti del vicino Indiano e dell’ultimo tratto della Firenze-Pisa-Livorno, prima dell’arrivo in città.