REDAZIONE FIRENZE

Strage della famiglia Tronnolone, cominciate le autopsie sui corpi. I parenti scrivono al sindaco di Lastra a Signa: "Grazie a tutti"

Una lettera ad Angela Bagni per ringraziare tutta la comunità di Lastra a Signa che "ci ha dimostrato affetto e vicinanza". Al vaglio l'ipotesi premeditazione LE FOTO / I DUE FIGLI: CHIARA E LUCA

Il luogo dove è avvenuto l'omicidio-suicidio. Nelle foto piccole: Chiara e Vito, i figli uccisi

Lastra a Signa, 11 agosto 2014 -  I parenti di Vito Tonnolone, l'uomo che tre giorni fa ha sterminato la propria famiglia e poi si è ucciso,  hanno scritto una lettera al sindaco Angela Bagni per ringraziare tutta la comunità di Lastra a Signa che in questi giorni "ha voluto esprimere affetto e vicinanza" alla famiglia Tonnoloni-Puntillo, tragicamente scomparsa. In rappresentanza del Comune, una delegazione andrà a San Fele (Potenza), dove si è consumata la carneficina, per partecipare ai funerali. Vito con la moglie Stella e i figli Chiara e Luca, disabile, vivevano a Lastra a Signa da oltre 30 anni. 

Intanto a Potenza sono cominciate le autopsie sui corpi. Gli esami - che quasi certamente non si concluderanno oggi e proseguiranno anche domani - dovranno fornire risposte decisive per permettere ai Carabinieri dei reparti speciali del comando provinciale di Potenza di ricostruire in modo definito il triplice omicidio e il suicidio. Il nodo principale da sciogliere e' se Tronnolone avesse pianificato l'uccisione della moglie, Maria Stella Puntillo, di 57 anni, e dei figli (Luca, di 32 anni, disabile, e Chiara, di 27) o se la strage covasse nella sua mente e sia avvenuta sabato mattina per un litigio o qualcosa che ha scatenato l'assassino.

 Un particolare importante e' l'arma del delitto: una pistola calibro 38 che Tronnolone ha portato con se' da Lastra a Signa (Firenze) - dove la famiglia dell'ex carrozziere viveva - insieme ad un fucile. L'uomo deteneva le armi legalmente ma non aveva chiesto alcuna autorizzazione per portarle a San Fele: ma non si sa se lo ha fatto perche' aveva progettato la strage o perche' lo faceva abitualmente, temendo magari il furto delle armi nella casa lasciata vuota. L'autopsia dira' con quanti colpi sono stati uccisi la moglie e i figli di Tronnolone che, prima di spararsi, ha telefonato ad una sorella, in Toscana, raccontandole cio' che aveva fatto e suicidandosi subito dopo.

Cosi' sara' ''collocato'' definitivamente anche un altro particolare: la visita all'ospedale di Melfi (Potenza) che Tronnolone si era fatto fare la sera prima del triplice omicidio e del suicidio, quando aveva accusato un malore che pero' non era grave. Lui aveva comunque rifiutato il ricovero, decidendo di tornare a San Fele. Gli investigatori cercano di mettere in relazione tale fatto con l'eventuale preoccupazione per la sua salute e il timore che il figlio disabile rimanesse senza cure.