Strage della famiglia Tronnolone, la pistola non doveva uscire dalla Toscana

Prima di partire per la Basilicata, Vito Tronnolone non aveva chiesto alla questura l'autorizzazione per il trasferimento dell'arma che ha quindi viaggiato illegalmente dalla Toscana alla Basilicata. Previsti lunedì le autopsie: la data dei funerali sarà decisa solo in seguito LE FOTO / I DUE FIGLI: CHIARA E LUCA

Il luogo dove è avvenuto l'omicidio-suicidio. Nelle foto piccole: Chiara e Vito, i figli uccisi

Il luogo dove è avvenuto l'omicidio-suicidio. Nelle foto piccole: Chiara e Vito, i figli uccisi

Lastra a Signa, 10 agosto 2014 - La pistola con la quale Vito Tronnolone ha sterminatao la sua famiglia, togliendosi poi la vita, era legalmente detenuta. Ora quella calibro 38 è al centro delle indagini dei carabinieri. Gli investigatori stanno infatti vagliando anche l'ipotesi che l'uomo avesse in mente da diverso tempo di compiere la strage. Ma l'arma della strage doveva essere custodita nella casa di Lastra a Signa (Firenze), dove la famiglia viveva da oltre trent'anni. Prima di partire, Tronnolone non ha chiesto l'autorizzazione alla questura di Firenze per il trasferimento dell'arma e ha quindi illegalmente viaggiato dalla Toscana alla Basilicata con la pistola e con un fucile, che è stato trovato nell'abitazione dove e' stata compiuta la strage. Il capofamiglia, la moglie e il figlio disabile, di 32 anni, erano arrivati a San Fele una ventina di giorni fa, mentre la 27enne era giunta in Basilicata solo due sere prima del triplice omicidio. Tutti insieme avrebbero dovuto trascorrere un periodo di vacanza nella villetta di campagna dove ieri sono stati scoperti i quattro cadaveri. I carabinieri, coordinati dal pm Anna Gloria Piccininni, hanno ascoltato alcuni parenti e conoscenti di Tronnolone: diversi hanno confermato che da qualche giorno il pensionato - che la sera prima si era recato al pronto soccorso dell'ospedale di Melfi (Potenza) per alcuni controlli - era piu' nervoso e ansioso del solito, lamentando problemi di salute. La preoccupazione per una grave malattia, con il conseguente timore di non poter piu' occuparsi della famiglia e, in particolare, del figlio disabile, potrebbe essere stato il movente della strage. Gli investigatori hanno anche ascoltato la sorella di Tronnolone, che vive a Lastra a Signa e a cui l'uomo ieri mattina ha telefonato riferendo di aver ucciso i suoi tre famigliari e annunciando che si sarebbe suicidato.

Le quattro salme della famiglia Tronnollone sono nell'obitorio dell'ospedale San Carlo di Potenza, dove nella giornata di domani dovrebbero essere eseguite le autopsie disposte dal pm Anna Gloria Piccininni che coordina le indagini: solo in seguito sarà decisa la data dei funerali. Da ieri pomeriggio, quando le salme sono state portate via dal luogo della strage, sono centinaia le persone che si sono recate al San Carlo in segno di vicinanza alla famiglia. Il sindaco di San Fele, Donato Sperduto, ha proclamato il lutto cittadino per la giornata in cui saranno celebrati i funerali delle quattro persone - che vivevano da oltre trent'anni a Lastra a Signa - e ha disposto l'interruzione delle manifestazioni estive. Anche oggi, giornata di festa, il paese dell'Appennino lucano e' sotto shock e in molti continuano a ripetere che "Vito era una brava persona, a capo di una famiglia serena". Nelle ore successive alla strage, inoltre, decine di persone su Facebook hanno lasciato un commento - quasi tutti di condoglianze ma qualcuno anche di sdegno e di rabbia - alla foto postata da Vito Tronnolone il 7 agosto scorso con l'immagine della figlia Chiara seduta su un divano della villetta di San Fele e la frase "Bello averti qui con noi". 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro