Firenze, 12 settembre 2024 – Anche l’investigazione privata ha una storia e Firenze ne è protagonista. Lo testimonia Alberto Paoletti, un fiorentino doc nonché 007 per 50 anni che ha festeggiato le nozze d’oro con la sua professione nella sua sede Informark di via Calzaiuoli. Con l’occasione ha presentato la terza edizione del volume Le investigazioni private – Guida operativa, opera che il Paoletti ha scritto a quattro mani con Luzzi. Una professione prestigiosa e particolare che in mezzo secolo ha visto passare le investigazioni private dalle cosiddette corna all’attualissima “guerra dei dati”, attraversando quel vasto settore investigativo fatto di indagini in ambito aziendale, di indagini sull’assenteismo, sui furti di brevetti; e poi stolking, bullismo e sette sataniche.
Ora, alle porte dell’intelligenza artificiale, la domanda d’obbligo all’investigatore italiano è questa: Paoletti, lei che è membro del Comitato Legislativo Federpol (Federazione Nazionale per le Investigazioni, le Informazioni e la Sicurezza), lei che è stato per venti anni responsabile per la formazione della categoria ed ha collaborato con l’Università fiorentina prima di approdare alla docenza di tecniche investigative all’Università La Sapienza di Roma, come vede questa guerra dei dati?
“Come è stato rilevato nel congresso nazionale della Federpol che si è tenuto recentemente a Firenze, in Italia gli attacchi cyber nel 2023 hanno avuto una crescita record del 65 per cento mentre nel resto del mondo gli attacchi gravi sono aumentati di circa il 12 per cento rispetto al 2022. Ecco perché durante i lavori del convegno si è parlato di “Guerra dei dati”. Un argomento che non riguarda più una sfida per il futuro bensì un pericolo più che mai attuale. Perché i furti di dati non avvengono solo da parte di hacker che prevalentemente attaccano siti istituzionali, ma in realtà molto più vicine come ad esempio nel mondo imprenditoriale : dipendenti infedeli che si appropriano di segreti aziendali e brevetti, oppure installano microspie per captare colloqui riservati. Ecco dunque che oggi il ruolo dell’investigatore è anche quello di individuare queste minacce”.
Durante il convegno fiorentino Luciano Tommaso Ponzi, fra l’altro rieletto presidente nazionale Federpol, ha voluto rievocare un altro evento di avanguardia fiorentina: il primo corso di tecniche investigative che lei Paoletti organizzò nel 1988 insieme al collega Pagliai …
“Sì, era necessario il riconoscimento del ruolo dell’investigatore privato nel nuovo processo penale e l’allora assessore regionale Marco Mayer, comprendendo l’importanza della riforma, concesse la sponsorizzazione al primo corso del genere in Italia. Oltre al famoso magistrato Piero Luigi Vigna vi parteciparono come docenti Corso e Amodio Frigo”.
Quando e come cominciò la sua storia personale?
“Io mi considero un nipote d’arte. Nel senso che mio zio Nello Paoletti, carabiniere che operava negli anni cinquanta nell’ambito del controspionaggio, dopo essere stato collocato in pensione si inventò questo mestiere. E il sottoscritto, al termine degli studi, decise di seguire con entusiasmo le orme dello zio. Così l’investigazione privata è diventata una tradizione di famiglia che prosegue con un altro nipote d’arte, l’avvocato Matteo Forconi”.
Leopoldo Gori