OLGA MUGNAINI
Cronaca

Tra cultura e politica L’ex senatore Nencini "La sinistra è in ritardo Trovi un’identità"

Il presidente del Gabinetto Vieusseux e le divisioni ideologiche "L’idea di Patria va aggiornata, non significa nazionalismo" .

Tra cultura e politica L’ex senatore Nencini "La sinistra è in ritardo Trovi un’identità"

di Olga Mugnaini

La politica non va mai in vacanza. Anzi, spesso il periodo del Solleone è ottimo per il toto -candidato a sindaco. Fra i nomi circolati (in area riformista) anche quello di Riccardo Nencini che, in questo momento da presidente del Gabinetto Vieusseux, si sta dedicando più alla scrittura di un libro sui Medici con Franco Cardini e a un saggio per Mondadori sul Ventennio fra Matteotti, Amendola e Mussolini, che a eventuali impegni politici. Ma Firenze ha sempre e comunque orizzonti anche storici.

Presidente Nencini, il passato recente cosa insegna?

"Non sono d’accordo con Cicerone, che la storia è maestra di vita. Piuttosto ha ragione Dante: sono le passioni che determinano le decisioni".

Questa riflessione come si inserisce in un quadro attuale?

"Della storia bisogna valorizzare le radici delle comunità, che sono quelle che costituiscono l’identità del presente e ti porta nel futuro".

E questo riportato in un contesto fiorentino?

"Firenze può rinnovare il suo ruolo internazionale, cosa che ha fatto di recente anche il sindaco Nardella, tenendo alta l’immagine di Firenze alla guida delle città pro Ucraina. Firenze deve tornare, ad esempio, ad essere capitale della parola Italia. Per più motivi: per la lingua di Dante, in tempi contemporanei per la presenza dell’Accademia della Crusca e di altre istituzioni culturali fra le quali il Gabinetto Vieusseux".

Come può esserlo?

"Non soltanto dal punto di vista linguistico, ma anche con una riflessione su ciò che oggi significano i termini patria e nazione".

Perché, secondo lei cosa significano?

"C’è un grosso lavoro da parte della cultura di destra sul definire i confini della parola patria. Ma il rischio è che venga declinata sempre sotto forma di “nazione uguale nazionalismo“, quindi con un’idea di culto. Quando ormai molteplici problemi, dalla pace ai migranti al clima, sono risolvibili solo sul piano internazionale. Bisognerebbe fare il lavoro che il Vieusseux ha fatto negli anni 20-30 dell’800, quando nelle stanze del Gabinetto iniziava il dibattito sull’Italia unita con l’intellighènzia del tempo. Oggi quell’idea va aggiornata, non solo restaurata. Il Vieusseux si pone al centro di questa ridefinizione di patria e nazione, tenendo conto che in questa riscoperta l’intellighènzia di sinistra ha manifestato gravi ritardi".

Da quando la sinistra non dà un contributo significativo?

"Abbiamo dovuto aspettare i due presidenti Pertini e Ciampi per riutilizzarla a sinistra. Si preferiva usare “il mio Paese“. Ma all’estero non dicono Paese, ma Francia, Germania, Spagna, Inghilterra...Per noi invece è come se la parola patria fosse un ordigno pronto ad esplodere".

Cosa pensa di fare?

"L’idea è organizzare entro fine anno una sorta di luogo comune per la riflessione. Ci siamo già scambiati messaggi col ministro Sangiuliano. Lui verrebbe al Vieusseux per un confronto col mondo intellettuale, al di là delle appartenenze".

Proviamo a buttare l’occhio anche ai possibili candidati a sindaco per il 2024?

"Qui ognuno deve fare il suo mestiere. Io penso che chi lascia il lavoro a metà tradisce l’impegno che ha assunto con i cittadini. Io sono stato nominato dal sindaco a febbraio e il mio compito è portare a conclusione quest’azione di rinnovamento del Vieusseux".

L’ultimo suo incarico parlamentare è stato da presidente della commissione cultura al Senato. Si sente più politico o intellettuale?

"C’è una bellissima frase di Winston Churchill che diceva: si può fare cultura senza fare politica. Ma non si può fare politica senza fare cultura".