La Toscana e il coronavirus, rischio crollo per il turismo orientale

Possibili contraccolpi per l'economia locale. In bilico tre milioni e mezzo al mese

Turisti cinesi

Turisti cinesi

Firenze, 31 gennaio 2020 - Aziende completamente ferme, che non riescono a lavorare in questo periodo con la Cina. Appuntamenti rinviati, fiere che probabilmente non si faranno. Non cè solo Wuhan isolata dal mondo. Da sabato e fino al prossimo 8 febbraio è vietato ai gruppi organizzati superare le frontiere cinesi.

A Shangai gli uffici sono chiusi, se si può si lavora via internet. Pechino, dalle foto che arrivano scattate da toscani che vivono e lavorano là, è una città vuota. Dopo lo stop per il Capodanno cinese, non riprendono o comunque rallentano gli scambi commerciali e la preoccupazione tra gli imprenditori fiorentini cresce di giorno in giorno.

A soffrire di più la moda, il turismo, il commercio. I negozi dei grandi marchi fiorentini del lusso, come Gucci, Ferragamo, Stefano Ricci, potrebbero registrare dei rallentamenti nei consumi in Cina, ma anche a Firenze, dove si stima un calo del 50% delle presenze del popolo della Grande Muraglia.

Tante le disdette arrivate in queste settimane negli alberghi. I turisti cinesi che sono qua per festeggiare il loro Capodanno tra poco se ne andranno, lasciando vuoti strutture ricettive, ristoranti, negozi, outlet. Solo considerando il calo delle presenze dei turisti cinesi, il danno per l’area di Firenze è di 3,5 milioni di euro il mese.

Ma c’è anche l’export verso la Cina, che vale circa 350 milioni di euro. Complessivamente, secondo le stime Irpet, il danno da coronavirus potrebbe aggirarsi sugli 80 milioni annui. "Eravamo contentissimi, c’era un boom di cinesi in città, prima che scoppiasse l’epidemia", commenta Giancarlo Carniani, presidente della sezione alberghiera di Confindustria Firenze. "Vediamo cosa decide il governo cinese dopo l’8 febbraio, ma siamo preoccupati. L’anno scorso sono mancati gli inglesi, ora i cinesi. L’unico mercato che tira è quello degli Stati Uniti. Ci sono tanti americani a Firenze, per il momento ma il 2020 è per loro un anno elettorale e quando votano viaggiano meno". «Purtroppo – commenta il direttore del Centro Studi Turistici di Firenze, Alessandro Tortelli – quest’anno non è iniziato molto bene. Il turismo cinese indubbiamente è in flessione e la paura per il virus rischia di rallentare anche gli arrivi di turisti di altre nazionalità, come accade quando ci sono guerre o attentati".

Così tra i dazi di Trump, la Brexit e ora il coronavirus, l’economia è destinata a soffrire. La pensa così il presidente Cna città di Firenze e presidente nazionale Cna turismo e commercio, Luca Tonini, che paventa il rischio di "una nuova grande crisi economico-finanziaria". "Già ora registriamo fra i nostri associati un significativo calo nella domanda dall’estero e per la produzione toscana che si basa su eccellenze apprezzate in tutto il mondo è un guaio", nota il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri. "Anche in città sta crescendo una certa preoccupazione tra le imprese come tra i cittadini", afferma Santino Cannamela, presidente di Confesercenti città di Firenze.

"Questa ansia crescente, che fa anche uscire meno di casa, unita al calo del turismo, cinese ma non solo, ed al fatto che in prospettiva ci sarà un chiaro rallentamento dell’ economia mondiale, rischia di mettere in difficoltà, nel breve-medio periodo, gran parte delle imprese". "Bisognerebbe già da adesso mettere in campo, magari attraverso la Camera di Commercio – è la proposta di Cannamela – uno studio ad hoc per capire cosa potrà succedere d’ora in avanti e quali danni potranno prodursi nell’arco del 2020 al tessuto imprenditoriale della città". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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