"Toscana ad alto rischio mafioso. Troppi investimenti immobiliari"

Salvatore Calleri: dopo anni siamo tornati alla ‘regola’ della convivenza e del contenimento

Il ricordo della strage di via D’Amelio e la commemorazione della morte di Borsellino diventa, a Firenze, un’occasione per fare il punto sulla presenza delle mafie in Toscana. Con un dato preoccupante: da recenti intercettazioni emerge come nella regione Cosa Nostra abbia impiantato piantagioni di marijuana. Lo ha spiegato Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, con un report sulle infiltrazioni; con lui un magistrato come Cesare Sirignano, sostituto procuratore a Napoli Nord ed ex pm della Dda. Sempre ieri, al Conventino, in via Giano della Bella, un incontro organizzato dalla stessa Fondazione ancora in ricordo delle vittime di via D’Amelio con un intervento del procuratore generale a Firenze, Marcello Viola. Assieme a lui Calleri, Giuseppe Vitale e Renato Scalia. "Affinché il 19 luglio non sia un anniversario puramente retorico – ha detto Calleri – è necessario fare il punto sulla lotta alla mafia in Italia. Il quadro non è buono: siamo nel momento più basso di sensibilizzazione degli ultimi 29 anni. Siamo tornati indietro, a quella che noi chiamiamo la regola delle due C: convivenza e contenimento". La Toscana resta terra di conquista. "Nell’ultima operazione antimafia a Partinico – ha spiegato ancora Calleri – le intercettazioni evidenziano l’amore di Cosa Nostra per la nostra regione ed emerge che qui esistono varie piantagioni di marijuana gestite". Nel report si evidenziano segnali tangibili a Lucca dove, è stato spiegato, "sussiste una situazione grave, assolutamente da non sottovalutare. È una delle province toscane con gli indici di rischio più elevato. La pervasività della criminalità mafiosa preoccupa anche perché riguarda tutti i settori merceologici". "Anche alla luce della pandemia e delle sue conseguenze – ha spiegato Sirignano – occorre aumentare l’attenzione, monitorando gli investimenti immobiliari e gli acquisti di bar e locali che, da sempre, vengono utilizzati dalla mafia per lavare il denaro sporco. Le difficoltà vissute da tanti esercenti a causa del Covid possono fornire alla mafia nuove e più facili occasioni per fare affari. La Toscana rispetto alle regioni limitrofe sta meglio, ma è terra di conquista da anni. Lucca è la capitale dell’associazione mafiosa in Toscana, mentre Firenze unisce tutti i clan nella corsa agli investimenti. Infine i porti pesantemente coinvolti nel traffico di cocaina".

Lisa Ciardi