Terremoto tributario L’inchiesta choc sulle cattedre spartite naufraga a Venezia

Dopo un ping pong sulla competenza, la procura veneta chiede l’archiviazione per i 45 indagati dell’inchiesta nata con la denuncia del ricercatore La Roma. Tra questi, i big Cordeiro Guerra e Russo.

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Terremoto tributario L’inchiesta choc sulle cattedre spartite naufraga a Venezia

FIRENZE

Fu un terremoto, l’inchiesta sulle cattedra pilotate nel microcosmo del diritto tributario italiano. Ma sette anni dopo arresti e intercettazioni choc, e dopo un ping pong sulla competenza che aveva portato il processo da Firenze a Pisa e, per decisione della Cassazione, da Pisa a Venezia, la procura del capoluogo veneto chiede l’archiviazione per tutti i 45 indagati del procedimento secondo cui big del diritto tributario italiano, contrapposti in due associazioni, avrebbero cercato di pilotare le abilitazioni nazionali all’insegnamento e l’esito dei concorsi secondo una logica di potere e spartizione. Logica a cui non voleva sottostare Philip La Roma Jezzi, ricercatore di origini anglosassoni che nel 2013, quando un “barone“ lo invitò a ritirarsi perché "il tuo nome non è nella lista", suggerendogli di "non fare l’inglese", registrò le conversazioni e denunciò tutto.

A contendersi quel concorso, secondo la ricostruzione della procura di Firenze, che ha condotto le indagini, erano due studi tributari di Firenze che avrebbero agito per favorire i propri associati. Le indagini della guardia di finanza portarono, nel settembre 2017 anche all’arresto ai domiciliari di sette docenti, e a misure interdittive per altri 22. In totale gli indagati iniziali erano addirittura 59. Poi la procura di Firenze chiese il rinvio a giudizio per 45 persone, tra cui l’ex ministro Augusto Fantozzi, nel frattempo deceduto nel 2019, l’avvocato Roberto Cordeiro Guerra, il tributarista e già docente universitario professor Pasquale Russo. Nel gennaio 2020 il gup fiorentino dispose però il trasferimento del fascicolo al tribunale di Pisa, reputando che fosse la città dove si sarebbe verificato l’ultimo degli episodi contestati nelle indagini. Si trattava di una vicenda di corruzione, secondo il gup, relativa all’attribuzione di un posto di ricercatore a Pisa per Francesco Padovani, che, secondo l’accusa, sarebbe stato così ricompensato per non essersi a sa volta presentato a un altro concorso bandito dall’Università di Firenze il 10 maggio 2016. Il gup di Pisa, nell’aprile 2022, però si dichiarò a sua volta incompetente, ritenendo che la decisione spettasse al tribunale di Firenze, luogo dove, in occasione del concorso del maggio del 2016, sarebbe stato stipulato tra gli indagati l’accordo corruttivo che poi ha avuto tra le sue conseguenze la vittoria di Padovani al concorso di Pisa. A risolvere il conflitto fu la Corte di Cassazione, che spostò il procedimento a Venezia, città dove, secondo gli Ermellini, nel 2012, si sarebbe svolto, il primo concorso finito al centro delle indagini. Ma ora la procura veneziana ha deciso per la richiesta di archiviazione: "Non si è raggiunta la prova dell’illecità penale dell’ottica di scambio", sostiene il pm. Deciderà ancora una volta il giudice.

ste.bro.

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