TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

Teatro, l'impresa impossibile è riuscita: va in scena "La sposa cadavere"

Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Carlo Monni di Campi Bisenzio

Un momento dello spettacolo

Campi Bisenzio (Firenze), 17 dicembre 2018 - E’ un’impresa possibile portare in scena «La sposa cadavere» – titolo originale «Corpse Bride» – famoso film d’animazione del 2005 diretto da Tim Burton e Mike Johnson. Film molto amato soprattutto dalla generazione dei nati negli anni ’90 che sono cresciuti a pappa & cartoon davanti alla tv.

Già il cartoon era liberamente ispirato alla versione ebreo-russa di una storia folkloristica ambientata nel XIX secolo poi trasposta in una immaginaria epoca simile all’era vittoriana. Lo spettacolo teatrale, per la regia di Riccardo Giannini, andato in scena al Teatro Dante Carlo Monni di Campi Bisenzio, si è spinto addirittura oltre con altre, diverse e azzeccate interpretazioni. Tra sfumature dark e comicità «La sposa cadavere» da film si è traformato in un bel musical forte della sua compattezza artistica, che ha contato sul palco oltre venti artisti tra attori, cantanti, ballerini e musicisti.

Dico subito dell’alta qualità di questi artisti seri e motivati, che si sono dimostrati veri professionisti in ogni ruolo loro assegnato. Beatrice Baldaccini è stata una brava – solo a volte nella concitazione della scena un po’ stridula – Emily, cioè La Sposa Cadavere. Luca Avagliano ha interpretato Victor, il promesso sposo; Gaia Nanni, la conosciamo bene e qualunque cosa fa, se la sceglie è perchè la sa fare, si è destreggiata tra vari ruoli con successo.

Completano il cast altri bravi attori ma anche atleti come Chiara Materassi, lo stesso Riccardo Giannini, Simone Alfred Marzola, Antonio Lanza, Daniele Favili, e Simone Fisti. «La Sposa Cadavere» sono circa due ore di spettacolo con intervallo, musical prodotto da Magnoprog.

Le scenografie molto curate ci portano in un «Aldiqua», cioè il mondo dei vivi, dai toni grigi e freddi, e un «Aldilà» colorato, che segnala il contrasto tra la paura della morte e la sua accettazione sulle musiche originali, direi perfette, composte da Claudio Corona. La storia in sè, dico la trama, non mi ha mai appassionato, ma in scene è resa godibile anche per gli scettici.

Racconta di Victor, che recita la promessa d’amore per la sua sposa, Victoria, infilando l’anello in quello che crede un ramo fuoriuscito dalla terra. Quel ramo, poi, si rivelerà essere l’anulare di una donna uccisa nel giorno del suo matrimonio, Emily, sepolta in abito da sposa che, attraverso quelle parole, tornerà in vita legandosi al giovane. Solo l’amore vero potrà sciogliere l’incantesimo, per coronare il sogno d’amore.

Una favola noir totalmente nelle corde del regista Riccardo Giannini, penso il più esperto di questo genere un po’ gotico un po’ favolistico e un po’ noir ma ironico che da anni ripropone con immenso successo dovunque in Italia il Rocky Horror Show, suo cavallo di battaglia. Grandi e meritati applausi ripetuti e non solo alla fine.