
di Iacopo Nathan
Dopo un’estate in cui tutta Firenze si è vista popolare e invadere di tavolini, con l’inverno alle porte, la questione sta diventando motivo di conflitto e di discussione. Da una parte c’è il sindaco Dario Nardella, che ha già annunciato profondi cambiamenti nei prossimi mesi, con il tentativo di regolamentare l’occupazione di suolo pubblico, dall’altra i ristoratori, che ora difficilmente vorranno tornare indietro.
"Il piano straordinario di occupazioni tavolini, agevolato dalla misura governativa di azzeramento del canone suolo pubblico, ha svolto, negli ultimi 15 mesi, un ruolo di grande importanza, da un punto di vista economico, ma anche sanitario – ha detto Santino Cannamela, presidente Confesercenti di Firenze –. In questo momento si può legittimamente cominciare a pensare, come fa il sindaco Nardella, a gestire la nuova fase di ’convivenza intelligente’ con il virus. Sul fronte tavolini, pertanto, occorre fare una riflessione più ampia possibile. Accogliamo pertanto l’invito del sindaco Nardella a rimodulare quanto fatto finora, non solo: potrebbe anche essere l’occasione per mettere mano, dopo alcuni anni, all’intero tema ’somministrazione’ e occupazione suolo pubblico. Piano straordinario tavolini, occupazioni preesistenti alla pandemia (temporanea e dehors), nuove soluzioni tecnologiche e ed estetiche: se Palazzo Vecchio vuole potremo aprire un confronto a 360 gradi da iniziare e concludere nell’arco di pochi mesi".
"Il sindaco Nardella espone una problematica reale – ha detto Aldo Cursano, presidente Confommercio della provincia di Firenze -. I tavoli all’aperto hanno aiutato tanti esercizi durante la pandemia e il periodo di ripresa. Aver consentito in modo importante la possibilità di somministrare all’aperto, anche ad attività che storicamente non erano in grado di farlo ha permesso di salvarne molte. Questa era una situazione straordinaria, e tante attività ne hanno approfittato, occupando marciapiedi e spazi oltre le deroghe consentite, mettendo la categoria in cattiva luce".
"Bisogna prendere atto degli errori commessi, e cercare di arrivare a una nuova ordinarietà, che deve essere per forza di cose regolata. Come categoria – prosegue – siamo pronti a dare il nostro contributo, perché serviranno nuovi criteri e nuove regole per le aziende che ancora sono aperte e hanno bisogno degli spazi all’esterno per continuare la somministrazione nel centro storico. Come in un campo da calcio, serve un campo con righe ben definite, e chi esce o sgarra sa a cosa va incontro. Necessario sottolineare che ancora la gente preferisce stare all’esterno, e probabilmente sarà uguale anche nei prossimi mesi, i locali devono poter lavorare".