Due serate per ascoltare la letteratura come non l’avete mai sentita. Oggi e domani (ore 21,15) sulla Terrazza del Teatro di Fiesole, nell’ambito dell’Estate Fiesolana, Corrado Bologna – filologo e già docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa – porta in scena ’Storia segreta dei grandi libri’, un progetto ideato con Sergio Maifredi e prodotto dal Teatro Pubblico Ligure. Non una lezione accademica, ma un’indagine appassionata tra le tracce lasciate dai grandi capolavori italiani. "Credo ci sia un valore morale e civile nel conservare e trasmettere la parola dei classici – spiega Bologna –. Non è solo compito dei filologi, ma di chiunque abbia a cuore la cultura. È un gesto di rispetto verso la parola grande, e un ponte verso il futuro".
Professore, cosa porterà in scena? "Due grandi prosatori della nostra letteratura: Giovanni Boccaccio e Carlo Emilio Gadda. Insieme a Sergio Maifredi abbiamo pensato che raccontare la vita nascosta degli scrittori – non solo leggere i loro testi – potesse svelare qualcosa di nuovo. E in effetti così è: dietro le opere si nascondono storie affascinanti, spesso sorprendenti".
Cominciamo da Gadda. Quali segreti verranno svelati? "Gadda muore nel 1973, lasciando la sua casa romana colma di carte: era un archiviomane. La sua collaboratrice domestica, Peppina Liberati, le raccoglie con cura e le ripone in semplici scatole da scarpe. Quelle scatole, finite poi nell’archivio fondato dal nipote Arnaldo Liberati a Villafranca di Verona, contenevano veri tesori, come un possibile finale del Pasticciaccio, che prima non esisteva. Da quel materiale prezioso è nata la nuova edizione Adelphi. Un patrimonio salvato grazie a un gesto affettuoso e fondamentale".
E su Boccaccio? "Presenterò la storia del manoscritto autografo del Decameron, riscoperto a Berlino da Vittore Branca e Pier Giorgio Ricci nella collezione Hamilton. Branca riuscì a studiarlo in Italia portandolo con sé, quasi di nascosto, come in un romanzo di spionaggio. Racconterò anche un codice in cui Boccaccio riunisce la letteratura italiana che lo ha preceduto: un trattatello su Dante, la Vita Nuova, Cavalcanti, le sue stesse poesie, il Canzoniere di Petrarca. In pratica è lui a costruire la ’triade’ Dante–Petrarca–Boccaccio che ancora oggi studiamo. È lui a ordinarla e a trasmetterla, non solo come scrittore ma come filologo".
Come si porta tutto questo al grande pubblico? "È una sfida. È difficile uscire dalle aule, anche per i miei colleghi accademici. Ma raccontare la storia dei libri, dei manoscritti salvati in scatole da scarpe o custoditi sul tavolo di un grande scrittore, soprattutto emoziona. Fa capire che quei testi che leggiamo a scuola sono arrivati fino a noi grazie a gesti umani. E questo ha un valore profondo, oggi più che mai".