
Agata Calamai intervista Ana Otiz
Abbiamo collaborato con Ana Ortiz per un progetto di cittadinanza attiva dopo dodici anni di impegno per la lotta contro la fame e del suo percorso di crescita nel volontariato.
Da quanto tempo e perché fai parte del Banco Alimentare? "Nel 2010, in televisione, vidi un programma sul volontariato a Madrid che mi incuriosì e decisi di informarmi su attività simili presenti a Firenze. Fu così che scoprii il Banco Alimentare e decisi di farne parte".
Cosa significa il Banco alimentare per te?
"Ridurre la fame nel mondo. Il mondo è sempre più cieco difronte all’evidenza: in pochi privilegiati viviamo in una bolla in mezzo a una realtà di povertà e fame e quest’ associazione ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e contribuire al suo miglioramento".
Perché aderire?
"Non si fa volontariato solo per aiutare il prossimo ma per noi stessi: è una medicina per il cuore".
Di cosa ha bisogno il banco alimentare?
"Di giovani e di idee innovative. Ultimamente il volontariato sembra coinvolgere più anziani che giovani e questo scoraggia l’adesione al progetto da parte della Gen Z".
In tre parole il banco alimentare?
"Condivisione, amicizia e solidarietà ma anche sensibilizzazione contro lo spreco alimentare, riciclo, conservazione corretta, responsabilità sociale".