Soffiano venti di contemporaneità In scena la Firenze del XXI secolo

Dal museo del Novecento a San Miniato: con la Florence Art Week si moltiplicano gli appuntamenti . La nuova sfida: raccontare il mondo di oggi, attraverso i grandi protagonisti internazionali

La città del Rinascimento, il museo all’aperto del Brunelleschi, del Leon Battista Alberti, di Michelozzo e del Vasari, è diventata come per incanto una passerella dell’arte contemporanea, dove le opere di Henry Moore a San Miniato a Monte e in piazza della Signoria, incontrano idealmente le multiformi sculture di Tony Cragg al Museo del Novecento. Ci sono poi le cascate di luce di Fabrizio Plessi sulla facciata di Palazzo Bartolini Salimbeni della collezione Casamonti in piazza Santa Trinita, che sembrano rimbalzare nelle visionarie installazioni di Oliafur Eliasson a Palazzo Strozzi, per imbattersi poi nell’ironia della Salciccia - Fat Bus di Erwin Wurm in piazza Santa Maria Novella.

E ancora i tanti, ricchi e prestigiosi allestimenti delle numerose gallerie, che in occasione della Florence Art Week hanno gettato lo sguardo della città oltre il glorioso passato, per tentare la sfida e raccontare il mondo di oggi, attraverso gli occhi degli artisti del XXI secolo.

E questo proprio alla vigilia dell’inaugurazione della Biaf, la più importante mostra d’antiquariato che si apre domani a Palazzo Corsini.

Il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, ha aperto ieri il chiostro, il pian terreno e le sale del primo piano delle ex Leopoldine all’inglese Tony Cragg, un rivoluzionario del linguaggio plastico, capace di accarezzare ogni materiale, dal marmo al legno, dal metallo al vetro, per modellare e creare forme dalla forza primordiale.

Nella mostra al Museo Novecento, a cura di Risaliti e Stefania Rispoli, dal titolo “Transfer“, c’è tutto il viaggio artistico di Cragg, dai primi lavori del minimalismo degli anni Settanta all’Arte concettuale, dalla Land Art e all’Arte Povera. Ma il processo creativo dell’artista non si è fermato e dai sui studi filosofici e dalle ricerche scientifiche sono nate le sperimentazioni dei materiali: bronzo, resine, acciaio, plastica, gesso. E ancora lo sguardo sul pianeta: "La natura ha prodotto forme e strutture meravigliosamente intricate per milioni di anni... è una diversità che mi affascina - spiega l’artista –. Noi, invece, produciamo forme piuttosto semplici, ripetitive, facilmente riproducibili basate su geometrie semplici".

Sono invece le "Emozioni digitali" di Fabrizio Plessi a invadere la galleria Tornabuoni Arte sul Lungarno Cellini, con trenta installazioni.

Il pioniere della videoarte, è capace di imbrigliare nei suoi schermi la fluidità e la forza dell’acqua, il bagliore dei lampi che illuminano il buio della notte, l’incandescenza del fuoco e lo splendore dell’oro fuso: "Mentre tutti dipingevano o facevano sculture, io pensavo a come il canale televisivo si potesse plasmare, grazie ai suoi pixel e alla sua immateriale consistenza - racconta Plessi – Mi confronto con delle vie nuove ogni volta, e questa via del digitale, che ai miei tempi chiamavamo elettronica, è sempre stata per me un modo di dare vita alla materia".

Come ha fatto nel progetto per la facciata di Palazzo Bartolini Salimbeni per la Collezione Roberto Casamonti, in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi: dalle finestre della facciata rinascimentale scorrono acqua, fuoco, aria e terra. Attraverso la luce e milioni di pixel.

Olga Mugnaini

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