
Disegno di un bambino deportato a Terezin
Firenze, 27 gennaio 2020 -
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà il bambino non ci sarà.
‘Il Giardino’, Frantisek Bass, 1930 – 1944 (campo di concentramento di Terezin)
Una poesia che rafforza la speranza di vivere un’esistenza sempre sul filo, da vivere giorno per giorno, intensamente, come fosse l’ultimo.
Colpisce come un ragazzino del campo di concentramento di Terezin abbia potuto, durante la seconda guerra mondiale, esprimere così chiaramente le proprie emozioni.
Questa poesia, scritta nel tempo in cui proprio in quel ghetto persero la vita circa 15.000 bambini, esprime più di tante parole l’orrore, le atrocità e il dolore di cui quei luoghi furono teatro.
Nel tempo in cui c’è chi ha l’ardire di negare la Shoah, dev’esser conservata e trasmessa la memoria di ciò che è accaduto, per riaffermare in maniera forte il valore e la dignità della vita, l’uguaglianza e la solidarietà fra gli uomini, combattendo ogni forma di indifferenza e crudeltà: perché ancor oggi in varie parti del mondo c’è chi subisce simili abomini, complice il nostro silenzio.