La scuola vista da noi. Lettera da una professoressa: ottimismo e rigore, si riparte così

La Nazione tra i banchi: ogni settimana la testimonianza di un docente

Un'aula scolastica

Un'aula scolastica

Firenze, 2 settembre 2019 - Com'è la scuola vista dalla scuola? Qual è la percezione che i prof hanno dell’ambiente in cui loro stessi formano le generazioni future? A queste domande La Nazione prova a dare delle risposte concrete. E lo fa iniziando un viaggio di reale apertura al pianeta istruzione grazie alla viva penna di chi ogni giorno si impegna per garantire la crescita dei ragazzi. Problemi, criticità, disagi ma anche storie di buona istruzione e progetti esemplari che ogni istituto propone e che spesso rimangono noti solo all’interno delle classi. L’ambizione del giornale è doppia: accogliere la voce di autorevoli insegnanti e aprire una finestra su un universo che coinvolge ogni famiglia. Iniziamo oggi con il contributo di Maria Rosaria Tangocci, professoressa di italiano, latino e greco al liceo classico Galileo di Firenze (in attesa di assegnazione provvisoria sulla provincia di Firenze) e continueremo ogni lunedì con l’opinione di altri insegnanti di Toscana, Umbria e Liguria. Nel frattempo invitiamo i professori a candidarsi scrivendo una mail a [email protected]

 

ECCO LA LETTERA DELLA PROFESSORESSA MARIA ROSARIA TANGOCCI

A pochi  giorni dal ritorno sui banchi, la scuola è di nuovo al centro delle conversazioni delle famiglie. Dalla ricerca del diario più glamour al tentativo più o meno disperato da parte di alcuni studenti di recuperare dai più ‘secchioni’ i compiti per le vacanze, è iniziato il conto alla rovescia. Per noi insegnanti il primo settembre è Capodanno più di quanto non lo sia quello vero e induce a redigere la lista dei buoni propositi. Se dovessi riassumere con un breve slogan quella che mentalmente sto componendo in questi giorni, direi questi due sostantivi: ottimismo e rigore.

‘Ottimismo’, ma non certo ingenuità o illusione, perché i nostri ragazzi sono migliori di quanto si pensi. Rispetto agli atteggiamenti gigioni da filo-esteti dei primi anni Duemila, i giovani di oggi hanno maturato una consapevolezza ed un’identità più forti: sono giovani cittadini che hanno riscoperto la Res pubblica nel suo senso filologico. La massiccia adesione ai ‘Fridays for Future’ ne è solo una spia, per quanto significativa. Ecco il primo appello, ai genitori: fidatevi della scuola e collaborate con lei all’educazione. La nostra scuola ha tanti problemi, ma per la maggior parte è animata da docenti e dirigenti che tengono al bene dei suoi frequentatori e lavorano ogni giorno con entusiasmo, lottando con la carenza di fondi.

Abbiamo poi tutti bisogno di rigore: educare costa fatica, esempio e responsabilità e non ci si può esimere da ciò. Nessuno di noi deve cedere alla facile tentazione del giovanilismo e dell’abdicazione dal proprio ruolo. Per noi insegnanti, non diventiamo complici dei ragazzi regredendo noi stessi ai quindici anni. Niente chat di gruppo con faccine annesse da condividere con gli alunni, niente corsi intensivi di musica trapper solo per fare i simpatici. Siamo guide: conserviamo la nostra autorevolezza. Per i genitori: non diventate amici dei vostri figli, non giustificateli sempre e siate capaci di dire dei no, di ammettere anche i fallimenti e di preparare i ragazzi ad affrontarli senza drammi. Infine, dulcis in fundo, recuperiamo il senso del decoro e dell’opportunità, consapevoli che la forma, nella maggior parte dei casi, è sostanza: al mattino, date uno sguardo sulla porta alle vostre figlie, non mandatecele a scuola in shorts ridottissimi o con jeans cui è stata scientemente asportata la parte anteriore. Potranno tranquillamente mostrare il femore in discoteca invece che in classe.

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