SANDRA NISTRI
Cronaca

Scoperta "Il bimbo del film ha eredi a Sesto"

Un appassionato di storia ha risalito l’albero genealogico di una famiglia di Querceto arrivando al protagonista di ’Rapito’ in gara a Cannes

Scoperta "Il bimbo del film ha eredi a Sesto"

di Sandra Nistri

Al Festival di Cannes, dove è in concorso, ha ottenuto una trionfale accoglienza suscitando, nello stesso tempo, molte discussioni per la storia trattata. L’ultimo film del regista Marco Bellocchio, "Rapito", racconta infatti la vicenda di un bambino ebreo, Edgardo Mortara, prelevato nel 1858 dalla sua casa da Bologna da soldati del Papa Pio IX, su istruzione dell’inquisitore Pier Feletti, perché da piccolo, gravemente malato, era stato battezzato di nascosto dalla domestica cristiana. Una vicenda apparentemente lontana che però si intreccia anche con la storia di Sesto per la presenza, a Querceto, di una pronipote di Edgardo, Luciana Clarissa Mortara, che negli anni delle discriminazioni razziali e della guerra era stata protetta dai concittadini.

Il legame è emerso attraverso una ricerca minuziosa messa nero su bianco da Alessandro Ricci, dell’associazione Antico Borgo di Querceto: "In realtà – racconta – la mia curiosità non si è accesa partendo da questo fatto ma da un toponimo che viene utilizzato dai quercetani veri, la ‘Villa dell’ebreo’, con riferimento però a un’altra famiglia, i Prato, i cui componenti riuscirono a salvarsi dalle persecuzioni razziali grazie alla protezione del quartiere. Attraverso i documenti trovati all’Archivio storico del Comune di Sesto mi sono imbattuto in Clarissa Mortara che ho scoperto essere figlia di un nipote del bambino del film di Bellocchio. Lei era sposata con Luigi Villoresi, esponente di una famiglia importante di Sesto e, per poter contrarre matrimonio in chiesa, si era fatta battezzare il 24 ottobre 1934".

Un atto che avrebbe dovuto garantirle sicurezza, ma così non fu anche se l’importanza della famiglia Villoresi contribuì forse ad allungare i tempi: "Nell’Archivio del Comune di Sesto – prosegue Ricci – ho trovato un corposo fascicolo di un carteggio tra il Prefetto di Firenze e il Podestà di Sesto, nel quale, dal 1939 al 1941, il Prefetto continua a chiedere la chiusura della pratica per la definizione della razza di questa donna. Alla fine il Prefetto dichiara che lei è da considerare di razza ebrea mentre i figli no". Sembra che Luciana Clarissa, sia stata messa in salvo dal suocero Arturo Villoresi nella villa del Conte Gamba al Neto, mentre i figli sarebbero stati affidati a famiglie di contadini dello stesso Conte Gamba".