"La proprietà si fermi subito. Targetti Sankey è un insediamento storico, il cui nome è indissolubilmente legato a Firenze e al suo tessuto produttivo manifatturiero" tuona Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per le vertenze aziendali. Un intervento che arriva nella tarda serata di ieri dopo che i lavoratori dell’azienda di via Pratese erano scesi in strada per un primo sciopero che proseguirà anche nella giornata odierna. I motivi? "La proprietà vuole chiudere lo stabilimento fiorentino e ha dichiarato 50 esuberi su 90 dipendenti" spiega Fabio Ammavuta, funzionario della Fiom Cgil Firenze, ricordando che Targetti Sankey è un’azienda di illuminotecnica di alta gamma che nel 2017 è stata acquisita dalla 3F Filippi di Bologna. Una decisione che è arrivata nella giornata mercoledì scorso durante l’incontro tra sindacati e proprietà. "L’azienda è ’attenzionata’ da tempo, visto che non produce utili da anni. Anche l’acquisizione da parte dei bolognesi, avvenuta nel 2017, non ha portato i risultati sperati. Prima dell’estate erano stati utilizzati gli ammortizzatori sociali, si percepivano delle difficoltà. Così dopo le ferie abbiamo richiesto un incontro con la dirigenza per approfondire. E solo al tavolo di mercoledì è venuta fuori l’intenzione di chiudere lo stabilimento fiorentino" spiega il sindacalista. "La proprietà non ha parlato esplicitamente di licenziamenti ma di 50 esuberi nel settore produzione. Quindi adesso la produzione del gruppo sarà svolta solo nello stabilimento di Nusco, in provincia di Avellino. Per gli altri 40 non in esubero, tutti nel settore impiegati, secondo le dichiarazioni dell’azienda è previsto il mantenimento di una sede a Firenze, ma per come è strutturata l’azienda la preoccupazione è che anche questi posti di lavoro possano diventare a rischio" dice Ammavuta.
Il piano di riorganizzazione della 3F Filippi è stato bocciato dai sindacati, Fiom Cgil e Fim Cisl lo reputano "inaccettabile" e dai lavoratori. Ma anche dalle istituzioni locali a cui i sindacati hanno subito chiesto di intervenire vista la complessità della vertenza. "Raccogliamo – conclude Fabiani – la richiesta dei sindacati relativa all’apertura del tavolo di crisi. Sono certo che con il confronto e il nostro supporto sarà possibile trovare una soluzione alternativa ai licenziamenti e alla chiusura del sito industriale".