di Elettra Gullè
Sono quasi 150 le attività sotto sfratto. Si parla del 20% dei locali di ristorazione. Un numero spaventoso che la dice lunga sullo stato in cui versa la categoria. A fornire le cifre è Pasquale Naccari, presidente di Tni Italia, associazione che ieri mattina si è riunita in presidio di fronte al tribunale della nostra città per dare sostegno alla famiglia di Oliver Gervasi, diventata "simbolo di tutti quegli imprenditori che non ce la fanno più a causa della miopia e della totale mancanza di empatia da parte dei proprietari", come ha denunciato Naccari.
Oliver, titolare del ristorante Gervi’s in via Colletta a Firenze, riassume così la sua vicenda: "Avevamo proposto il 60% dell’affitto, pagato fino allo scorso ottobre. Abbiamo tentato con la mediazione ma non c’è stato niente da fare. Così siamo finiti in tribunale". Per fortuna la richiesta di sfratto è stata respinta dal giudice. Ora le parti devono trovare un accordo entro il 28 ottobre, "in attesa che la famiglia possa ricominciare a lavorare e, dunque, a mettersi in pari coi pagamenti per l’affitto del locale".
"Il giudice – aggiunge Oliver – non può stabilire il canone dovuto. Questo perchè non esiste una legge in merito, così com’è avvenuto per esempio per gli impianti sportivi. Esulta Naccari: "Battaglia vinta. Ma stiamo attenti, però. Quando gli sfratti si sbloccheranno, i provvedimenti cadranno come una mannaia sulla testa degli imprenditori. Ecco perchè siamo scesi in piazza per Oliver. Perché la sua situazione è un simbolo di quel che può accadere a ognuno di noi". "Se da una parte – prosegue il leader della protesta dei ristoratori – c’è un proprietario che ha diritto ad avere la sua pigione, dall’altra c’è un conduttore che ha diritto di sopravvivere perché è chiuso per legge, e non per sua volontà. E qui deve intervenire lo Stato, come ha affermato lo stesso giudice. Ricordiamo che gli ultimi aiuti sul pagamento degli affitti risalgono a dicembre, con un credito d’imposta. Ora siamo quasi a maggio e in questi mesi abbiamo potuto lavorare pochissimo".
Ma Naccari allarga lo sguardo oltre: "Nelle grandi città come la nostra, stanno sbarcando i colossi tipo Starbucks. Per non parlare di grandi catene come quella che porta il nome di Sofia Loren. Insomma, qui non si è imparato nulla dagli sbagli fatti in passato. Così come certi colossi dell’abbigliamento hanno ammazzato i piccoli negozi, la stessa cosa avverrà con noi imprenditori, che non abbiamo la fortuna di poter pagare le poche tasse che invece versano certe enormi realtà. Finirà che gli ex proprietari di ristoranti si ritroveranno a fare i dipendenti dei maxi ristoranti. Morirà un pezzo importante del Made in Italy ma questo sembra non importare a nessuno. Sembra che ormai si sia abituati a subire le ingiustizie…".