
Da sin. Otello Francini, Luigi Francini, Mariarosa Stefanelli e Matteo Francini (Germogli)
San Donato in Poggio (Firenze), 10 marzo 2016 - Nel cuore del delizioso borgo di San Donato in Poggio, da più di 60 anni c'è ristorante, La Toppa, che racconta e custodisce tanti segreti del luogo. Nato nei primi anni '50 come punto di aggregazione dove, come raccontano i titolari, la famiglia Francini-Stefanelli, «le persone si trovavano per guardare l'unica televisione presente in tutto il paese», si è trasformato di lì a poco in ristorante quasi come una naturale evoluzione di quell'accoglienza cui da sempre erano abituati gli avventori. Aperto dai genitori della signora Mariarosa, tuttora straordinaria cuoca (essere chiamata chef non le piace) gelosissima del proprio ruolo e della propria cucina, viene oggi gestito insieme al marito Otello e al figlio Luigi che, praticamente, è cresciuto con il culto della ristorazione.
Innanzitutto una curiosità. A cosa è dovuto il nome «La Toppa»?
«Nei primi tempi – racconta Otello – quando ancora era un bar, non aveva un nome. Fu un cliente, il dottor Biliotti, medico condotto del paese, a suggerire «La Toppa» per il fatto che il locale aveva, all'epoca, le pareti un po' rattoppate». E dal bar come si è passati al ristorante? «Correva l'anno 1964 – prosegue Otello – e iniziarono i lavori per costruire la Superstrada Firenze-Siena. Siccome qui non c'era neppure un albergo, le circa 120 persone che erano venute a lavorare dalla Romagna avevano trovato ospitalità nelle case del paese. E la sera venivano tutti a La Toppa, dove, nel frattempo, era stata allestita anche una sala da ballo. Complice la presenza dei tavolini, fu iniziato un piccolo servizio di ristorazione. Presto però i miei suoceri e i miei cognati si resero conto che non ce l'avrebbero fatta a gestire un ristorante e chiesero a me e a mia moglie di provare ad occuparcene. Era il 1972, Luigi aveva due anni. E da allora...questa è la nostra vita».
Qual è la carta vincente del ristorante La Toppa?
«La buona cucina – spiega Mariarosa – è fondamentale per fidelizzare i clienti. E qui da noi la parola d'ordine è genuinità: da quella dei sughi realizzati con le ricette tipiche chiantigiane, all'olio extravergine d'oliva che usiamo in cucina ed è presente sui tavoli. Fino ai salumi e le carni della macelleria Carlo Morandi di Tavarnelle, la pasta fatta in casa con le uova del contadino, i vini delle aziende agricole del luogo. Il nostro è un menu ricchissimo di portate, dove tuttavia l'ingrediente principale è la tradizione unita al clima familiare che si respira nella sala e si assapora successivamente in ogni portata».
Insomma in oltre 60 anni di attività, fra bar e ristorante, La Toppa custodirà un bel po' di segreti...
«Il nostro locale – dice Luigi – racconta molto della crescita del luogo, di come sono cambiate le abitudini del borgo e anche l'approccio alla ristorazione da parte delle persone. Oggi infatti il pranzo o la cena al ristorante, non è più ritenuto un «lusso» da riservare solo alle occasioni particolari della vita. E per questo è importante stabilire un rapporto di complicità e confidenza con il cliente. Da noi vengono anche molti stranieri, che tornano a trovarci di anno in anno. E grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, con molti abbiamo stabilito un rapporto di amicizia. Ad esempio, questo inverno, siamo andati a trovare un nostro cliente di New York".
E' bello vedere le persone soddisfatte e felici di trovare un luogo così familiare nel cuore di un borgo bello come San Donato. Cosa cercano i clienti stranieri in un ristorante italiano?
«Il prodotto tipico, che qui da noi impera. E qualche buon consiglio prima di scegliere un piatto».
Fra i vostri clienti si nasconde qualche nome celebre?
«La Regina d'Olanda è un habitué; e spesso capitano alcuni politici stranieri e non. Una menzione particolare la meritano però, Sergio e Fabiola, una coppia di clienti-amici, dal 1972: per oltre 15 anni, nei momenti di maggior affluenza, sono venuti a darci una mano nella gestione del ristorante».
E il futuro de La Toppa si chiama Matteo. E' il figlio di Luigi e sta frequentando la scuola alberghiera. Si può dire che la tua sia una passione atavica...
«Effettivamente mi è sempre piaciuto guardare la nonna intenta a cucinare. E mi piace anche mangiare bene. Talvolta aiuto a impiattare le pietanze, facendo qualche decorazione particolare per rendere i piatti più belli anche esteticamente. Ma adesso voglio soprattutto completare gli studi. Una volta finita la scuola, farò qualche esperienza fuori e poi...sono pronto ad affiancare la nonna come chef».