Rigore e condoni fra legalità ed educazione

Cosimo

Ceccuti

Il principio della legalità si afferma con la Rivoluzione francese: tutti eguali davanti alla legge. Fare parte di una comunità implica una serie di diritti ed egualmente di doveri. Anzi, per Giuseppe Mazzini, autore del celebre volumetto ’Dei doveri dell’uomo’, prima venivano i doveri, poi i diritti. A suo giudizio, se ognuno di noi facesse fino in fondo il proprio dovere, automaticamente verrebbero riconosciuti e rispettati i diritti degli altri. La legalità è dunque un concetto etico, un comportamento spontaneo: prima che imposto deve essere sentito e condiviso. Una questione innanzitutto di educazione, difficile da realizzare. Se non ci fosse l’evasione fiscale – sentiamo spesso ripetere – l’Italia avrebbe sanato o quasi l’enorme debito pubblico: ma quanti, nel Paese dei ’furbetti’, hanno il pieno senso civico di pagare il dovuto se hanno una possibilità di farla franca? Ecco perché ho avvertito una profonda ingiustizia per il periodico ricorso ai condoni, edilizi o fiscali che siano. Quando lo Stato ha necessità di fare cassa (il che accade periodicamente) si patteggia, si praticano gli sconti agli evasori commettendo una sorta di beffa nei confronti del cittadino onesto che ha comunque ottemperato fino in fondo ai propri obblighi. Si dirà che talvolta l’esigere il pagamento di una piccola somma dovuta, viene a costare all’erario più della somma stessa alla fine percepita. Da qui il cosiddetto ’stralcio’ delle cartelle esattoriali che serve a raccogliere parte del credito in tempi brevi. È in corso la polemica sulle multe, che debbono essere pagate in quanto trasgressione alla normativa esistente. Lasciano perplessi le crescenti cifre a bilancio sugli introiti dalle multe, prima che le trasgressioni vengano commesse. Un forte impegno educativo servirebbe a ridurre le infrazioni e le entrate da quelle derivanti. Ne risentirebbero i bilanci, ma ne guadagnerebbe il rispetto della legalità.