
La sindaca Sara Funaro e lo scrittore e drammaturgo Stefano Massini. In ballo il futuro del teatro
Se i conti della Fondazione Teatro della Toscana non tornano, la ‘colpa’ è del Teatro di Rifredi? Secondo le carte della Commissione del MiC che l’altro ieri ha iniziato l’esame della domanda per confermare (o declassare) lo status di teatro nazionale, ci sarebbero almeno tre questioni da rivedere e approfondire. E per la Pergola (e le altre sale, ovvero Rifredi ed Era di Pontedera) è fondamentale restare in prima fascia così da ottenere i finanziamenti del MiC che al momento si aggirano sui due milioni di euro.
Adesso, quindi, la Fondazione - al momento il dg è sempre Marco Giorgetti (il cui orizzonte sembra sempre più corto) nonostante lo strappo con il cda e l’assemblea dei soci - dovrà fare le integrazioni richieste che sembra siano già partite per la capitale. In ballo c’è la conferma in prima fascia. Non roba da poco, anche se la Commissione non era compatta e aspetta per emettere il decreto con la ceralacca che disegni il futuro del Teatro.
I dubbi sulla commissione sono legati alla programmazione artistica, curata adesso da Stefano Massini, nominato dalla sindaca di Firenze Sara Funaro a gennaio scorso senza condividere la scelta con il MiC, come lo stesso ministro della cultura Alessandro Giuli ha sottolineato più volte negli ultimi giorni e oggi in città arriva il sottosegretario Gianmarco Mazzi. Ai raggi X, quindi, la qualità e soprattutto la sostenibilità del piano presentato dal vincitore del Tony Award che, in discontinuità col passato, si è concentrato più sulle produzioni nazionali. In difesa di Massini (che secondo quanto trapela avrebbe ottenuto un punteggio basso da parte della Commissione) scendono in campo Dacia Maraini, Antonio Scurati, Michele Serra, Toni Servillo, Antonello Venditti e Alessandro Gassman con un post che sta diventando virale: "L’ operato (di Massini) è incredibilmente reso oggetto di un vero e proprio attacco politico che niente dovrebbe avere a che fare con il teatro e la cultura, esprimiamo la nostra solidarietà a Stefano per un teatro finalmente libero da ingerenze politiche".
Tra le richieste della Commissione di ulteriori approfondimenti, il nodo più pesante è Rifredi: a Roma vogliono capire meglio l’operazione in sé, perché solleva molte perplessità sul senso, l’opportunità e il costo. La storica sala di via Vittorio Emanuele II è entrata nella Fondazione nell’aprile 2022, operazione benedetta dall’allora presidente del Teatro della Toscana Tommaso Sacchi e fortemente voluta dalle istituzioni locali, a partire dal Comune di Firenze guidato da Dario Nardella.
Fino a quel momento la direzione artistica e organizzativa del teatro era gestita dalla compagnia ‘Pupi e Fresedde’ di Giancarlo Mordini e Angelo Savelli (e di un terzo socio) che ancora oggi – sotto le direttive della Fondazione – portano avanti l’attività del teatro. E che adesso sono indicati come i colpevoli - mettendo anche alla gogna la loro onorabilità artistica - di una situazione economico-finanziaria su cui però non hanno voce in capitolo.
Al momento dell’ingresso nella Fondazione i bilanci di Rifredi (che prima beneficiava dei contributi del Fus, Fondo unico per lo spettacolo) risultavano in attivo come studiato per oltre un anno da una commissione di consulenti. Conti in ordine, all’epoca, anche per la Pergola.
In questi tre anni sotto l’ala della Fondazione, Rifredi è andato avanti principalmente con il repertorio di Pupi e Fresedde, quindi con una programmazione low budget. Quest’anno, per esempio, in cartellone solo una regia di Savelli: il monologo ‘Aka’ con un artista emergente e con i contributi del ministero della cultura spagnola. Attualmente Rifredi contribuisce con un quarto dell’attività, 100-110 giorni di apertura, ai parametri richiesti per lo status di teatro nazionale. Ma non ha fatto investimenti in nuove produzioni. A incidere, quindi, sono i costi del personale nonostante la diminuzione del numero dei dipendenti.