
I carabinieri (Foto archivio)
Firenze, 15 luglio 2014 - Erano pronti per essere inviati all'estero per essere 'replicati'. I carabinieri di Firenze hanno recuperato la merce della griffe fiorentina 'Stefano Ricci', del valore di circa due milioni di euro, rubata il 29 giugno nella sede della maison di moda a Fiesole. Si tratta principalmente di cinture, fibbie e gioielli già pronti per essere destinati all'estero, in particolare in Cina, per essere riprodotti in quantità ed essere immessi nel mercato internazionale della contraffazione. La merce è stata recuperata con un blitz nel Milanese, in un'attività commerciale di Cesano Boscone considerata la base operativa della banda di ricettatori
Nell'ambito delle indagini sono state denunciate sei persone. Si tratta di tre uomini e tre donne, di nazionalità italiana, cinese, coreana, brasiliana, accusati di ricettazione, traffico di merce contraffatta, introduzione nello stato e commercio di prodotti con segni contraffatti. Secondo quanto emerso, due dei denunciati sono stati rintracciati dai carabinieri all'aeroporto di Milano Linate, in partenza verso la Cina con alcuni degli articoli di moda rubati nella maison 'Ricci'.
Il blitz dei militari del nucleo operativo della compagnia di Firenze, guidati dal tenente Antonio Villano, a Cesano Boscone è avvenuto l'11 giugno scorso. La titolare dell'attività, italiana di 52 anni, è stata denunciata insieme agli altri componenti della banda, tutti residenti nella provincia di Milano: un 31enne cinese, già noto alle forze dell'ordine, due sue connazionali di 30 e 36 anni, entrambe disoccupate, un uomo di 53 anni, nato in Brasile, impiegato, già noto alle forze dell'ordine, e un commerciante coreano di 46 anni.
In base alle informazioni raccolte dagli investigatori, che hanno fermato due dei componenti del gruppo mentre stavano per imbarcarsi su un volo con parte della refurtiva, la banda era pronta a partire per la Cina, dove i modelli sarebbero stati riprodotti in serie e poi immessi sul mercato. Perquisizioni sono avvenuti in magazzini, uffici e abitazioni nei comuni di Cesano Boscone, Peschiera Borromeo e Cusano Milanino, tutti in provincia di Milano. Indagini sono in corso per identificare altri complici.