Il breve tour italiano dei Wiener Philharmoniker e di Riccardo Muti ha avuto la sua tappa centrale al Teatro del Maggio nell’ambito dell’86° festival con un concerto già da mesi esaurito e dall’esito trionfale. Prima di attaccare il Kaiser-Walzer aggiunto come bis, Muti si è rivolto alla sala ringraziando l’orchestra viennese per la bellissima prova ma anche l’orchestra e il pubblico di Firenze per aver favorito con la loro stima e il loro entusiasmo gli inizi della sua carriera di direttore. Il resto è cronaca di una serata emozionante di grande musica eseguita come meglio sarebbe davvero difficile immaginare. Di fronte a un programma tutto dedicato alla tradizione viennese con l’abbinamento della Sinfonia Haffner di Mozart all’ultima monumentale Sinfonia di Schubert, Muti ha offerto l’ennesima dimostrazione della speciale alchimia che da oltre mezzo secolo lo lega ai Wiener e che oggi gli permette di comunicare le proprie intenzioni con un gesto ridotto al minimo, essenzialmente concentrato sulle sfumature espressive, sulla curvatura del fraseggio, sul rilievo di una parte interna, sulla sottolineatura di un piccolo accento. Al resto provvede la gloriosa orchestra con la perfetta unità dell’insieme e lo spicco elegantissimo delle prime parti ma specialmente con l’inconfondibile qualità di un suono rotondo e dorato, terso e corposo che resta in assoluto il più credibile per la restituzione di queste musiche. Un Mozart dunque imperioso e variegatissimo, senza la minima concessione a un Settecento di maniera, e uno Schubert possente e intensamente cantato in ogni battuta, radioso e travolgente nell’Allegro vivace finale ma all’occorrenza provvisto anche di cupo spessore tragico negli episodi più laceranti e dolorosi dell’Andante. Allo stesso tempo deliziosamente pomposo e leggero il valzer di Johann Strauss ha chiuso il magnifico concerto fra ovazioni incontenibili.
Giuseppe Rossi