
Il monumento a Dante in piazza Santa Croce (foto Giuseppe Cabras/New Press Photo)
Firenze, 30 luglio 2019 - Nel settecentenario della morte, il Divin poeta potrebbe tornare a casa. Le ceneri di Dante Alighieri, ora custodite dentro la tomba nella chiesa di San Francesco, a Ravenna, se saranno superati le resistenze e i limiti imposti dalla legge per il disseppellimento e lo spostamento dei resti umani, grazie a un nulla osta speciale, potrebbero arrivare nella città in cui nascque e visse fino all’esilio. Ammesso che le città di Firenze e Ravenna siano in pieno accordo.
Per ora i sindaci ne stanno parlando. Anche se i fiorentini, che già dalla fine del ’400 cominciarono a reclamare le reliquie del loro concittadino più illustre, non sono mai riusciti ad averla vinta: anzi, i frati francescani, che ormai consideravano Dante uno di loro, percepita l’aria, nascosero le spoglie facendo restare tutti con un palmo di naso quando, anche su supplica di Michelangelo, il papa della famiglia Medici, Leone X, concesse nel 1519 ai suoi concittadini il permesso di prelevare le ossa per portarle a Firenze.
Potrebbe essere il 2021 l’anno del ritorno dei resti umani del Sommo, a Firenze. In occasione delle celebrazioni dantesche che, in Italia, principalmente coinvolgeranno Firenze e Ravenna, dove il Poeta consumò gli anni del suo esilio (dapprima in Lunigiana) scrivendo la Divina Commedia, una delle più grandi opere della letteratura di tutti i tempi.
Non si tratterebbe di uno spostamento definitivo. Giusto il tempo perché Dante possa essere finalmente celebrato in patria dove non poté mai fare ritorno in vita.
Un evento di portata storica che già divide i critici letterari e gli studiosi che domandano se sia giusto, se non sia il caso di rispettare le volontà del Poeta. Ma quali? Negli ultimi, tormentatissimi, anni del suo esilio, Dante aveva vagheggiato una stabilità di cui non riuscì a godere, poi, neppure da morto.
La questione non è di semplice soluzione visto che, dopo due sentenze, nel 1302, Dante fu condannato, in contumacia, al rogo e alla distruzione delle case e da quel momento non mise più piede a Firenze. Quella Firenze che, nella Commedia, il Poeta cita ripetutamente, per rievocazione nostalgica o (più spesso) con intento polemico, specie per le lotte politiche tra Guelfi Bianchi e Neri. Celebri le invettive contro la corruzione dei costumi.
«Abbiamo cominciato a parlarne con il sindaco di Ravenna – spiega il primo cittadino, Dario Nardella – E’ ovvio che sarebbe un fatto storico, straordinario, ma che si può realizzare solamente in totale accordo con la città di Ravenna». Secondo Nardella «non è un caso se nesssuno ci è riuscito in settecento anni», dice. In buona sostanza un sogno, anche molto bello, ma molto difficile da realizzare.
Ma intanto se ne parla, per non farsi trovare impreparati. Già che siamo in avvicinamento alla data che celebrerà l’anniversario dei sette secoli dalla sua morte. Fra le idee proposte al sindaco ravennate Michele De Pascale, spicca la realizzazione di un festival che coinvolga le due città.
L’urna cineraria del Poeta potrebbe essere accolta in piazza Santa Croce nel settembre 2021. Davanti alla basilica dell’urne dei forti, dinanzi alla statua di marmo che lo raffigura e al suo sguardo severo e immobile.