BARBARA BERTI
Cronaca

Ramadan in classe. Quando il digiuno parte dalle elementari. I presidi: tutelare i bimbi

In un istituto fiorentino le maestre segnalano il caso dando il via alla polemica. Giannelli (presidente Anp): "La formazione è laica, dovremmo ricordarcelo".

Ramadan in classe. Quando il digiuno parte dalle elementari. I presidi: tutelare i bimbi

Ramadan in classe. Quando il digiuno parte dalle elementari. I presidi: tutelare i bimbi

"Tutti si devono ricordare che viviamo in un Paese laico dove anche la scuola è laica. Oggi che viviamo in una società multietnica la scuola deve aprirsi a tutti i popoli e tutte le religioni. Ma tenere gli studenti a digiuno è una forzatura". A dirlo è Antonello Giannelli, presidente Anp, Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola, in merito al caso, segnalato dalle maestre, dei bambini musulmani della scuola primaria Don Milani di Calenzano, comune alle porte di Firenze, che condividono il momento del pranzo con i compagni di classe, ma restano a digiuno osservando il Ramadan, tutt’ora in corso. "Tutelare la salute dei bambini è la priorità", aggiunge Giannelli ammettendo che finora era venuto a conoscenza di sporadici casi riguardanti alunni delle scuole medie ma non situazioni con bambini di 6-7 anni. "Anche la stessa religione musulmana esenta bimbi così piccoli a digiunare per motivi di salute. Quindi, probabilmente, si tratta di famiglie integraliste o di figli che vogliono emulare i genitori". In entrambi i casi "tenerli a digiuno è sbagliato" crede Giannelli ricordando che "ognuno a casa propria può comportarsi come ritiene più giusto", ma "la scuola come luogo di vita e di educazione non può tenerli a digiuno, la scuola può ribadire che il diritto alla mensa è sacro".

Al tempo stesso, però, "le insegnanti non possono obbligare gli studenti a mangiare tutto quello che c’è nel piatto", sottolinea Giannelli perché "le forzature sono sempre sbagliate". Che fare, allora? "Le soluzioni imposte non sono soluzioni. Serve una collaborazione tra insegnanti, genitori e figli. Se questa viene meno allora il famoso patto educativo decade", sostiene Giannelli. Per una crescita sana e armoniosa dei bambini, secondo il presidente Anp – al di là di una dieta equilibrata – è necessario che "genitori e insegnanti lavorino insieme: dare messaggi contrastanti è pericoloso". Se a Calenzano gli alunni vanno in mensa insieme ai compagni ma non mangiano, alle elementari dell’istituto comprensivo Beato Angelico di Firenze sono stati accordati dei permessi per portare i bambini musulmani a casa durante l’orario mensa. A Genova, invece, la dirigente dell’istituto comprensivo Maddalena Bertani è stata più dura: in una circolare ha informato le famiglie che eventuali malori ai bimbi causati dal digiuno del Ramadan saranno segnalati alla Procura presso il Tribunale dei minori.

Secondo Magdi Cristiano Allam, scrittore e saggista egiziano, si dovrebbe vietare il digiuno del Ramadan ai bambini musulmani che frequentano le scuole in Italia. "Al primo posto c’è la salute. L’Islam sottolinea sempre la sacralità della vita. Pertanto, non devo digiunare se metto in pericolo la mia esistenza. Il digiuno è il principale atto di fede verso Dio, ma in certe particolari situazioni si può non fare", solo le parole dell’Imam di Firenze, Izzedin Elzir. "Personalmente condivido il pensiero dell’Imam: la salute prima di tutto, soprattutto quando si parla di bambini", aggiunge Giannelli che sulla decisione dell’istituto comprensivo statale di Pioltello, nel Milanese, di dare vacanza agli oltre 1.200 alunni il 10 aprile, giorno della festa di fine Ramadan, non vede polemiche. "Le scuole, avendo un certo grado di autonomia, possono adattare il calendario scolastico a esigenze particolari, dai ponti ai patroni. Quindi, visto che in tanti non sarebbero andati a scuola quel giorno, mi pare una soluzione razionale".